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Vacanze gratis? Ci pensa l’Inps: ma non per tutti

Per oltre 34mila studenti italiani, nel mese giugno si sono aperte le porte dei corsi estivi di lingua all’estero e di vacanze in Italia.

Detta così sembra una bella notizia visto che la maggior parte dei genitori, gravati da tasse e contributi, non possono permettersi di sostenere i costi dei corsi di lingua all’estero. L’Inps paga aereo, trasferta dall’aeroporto, corso, college, vitto e assicurazione per un massimo di 2.400 euro per soggiorni di 15 giorni e di 4.000 euro per quelli di quattro settimane, esclusivamente ai figli di lavoratori pubblici, attivi o in pensione. Giusto, se non stessimo parlando di una gestione, quella dei pubblici dipendenti, che non sta in piedi da sola.

Il rosso dell’Inps nel 2016 sfiorava i 13 miliardi di euro e la gestione delle pensioni pubbliche contribuisce a questo sbilancio per quasi 6 miliardi di euro. La gestione dei lavoratori con un futuro previdenziale più che incerto, contribuisce in positivo al bilancio Inps per 7 miliardi di euro (numeri che possiamo trovare sul sito Inps). Quindi, facendo i conti, la spesa utilizzata per mandare in vacanza i figli dei dipendenti pubblici, appartiene anche ai figli lavoratori no pubblici. Sono loro a tenere su la previdenza. E le vacanze se le pagano di tasca propria.

Il contributo da parte dell’Inps, dovrebbe dare la possibilità a tutti i ragazzi godere di questa bella occasione, anche i figli di dipendente non pubblico. Come dire, ragazzi ricchi con i ricchi, e meno ricchi con i meno ricchi. I “PRIVILEGI” da non confondere con “DIRITTI ACQUISITI CHE RIGUARDANO TUTTA LA PLATEA DEI CITTADINI”, in una situazione di crisi devono essere rimossi o quantomeno rimodellati.