Stasera il Consiglio comunale di Favara doveva svolgersi per votare la Tariffa Tari 2023 e su questo argomento nelle ultime settimane si sono sprecati gli interventi politici.
Un bailamme che forse non ha permesso ai cittadini di comprendere esattamente cosa succederà e quali sono gli scenari previsti.
Innanzitutto, come funziona il Pef, Piano Economico Finanziario della Tari e come si calcola la tariffa?Innanzitutto: la quantificazione della tariffa che paghiamo non avviene su quanto si spende l’anno precedente, ma in base ad un calcolo che ha valore quadriennale.
Significa che la tariffa è calcolata a partire da quanto si spendeva nel 2020, cui si aggiunge un adeguamento (previsto per legge) di un massimo del 2% (ed in questo caso è dello 0.5%).
Perché si fa?
Lo prevede l’Arera, l’ente che si occupa per capirci anche delle bollette di luce e acqua e ha lo scopo di adeguarsi – anche se è sempre una stima – all’aumento del costo della vita che stabilisce poi Istat. E’quello che succede per esempio con gli affitti.
L’adeguamento per la tariffa 2023 avrà un’incidenza di circa 140mila euro, secondo quanto finora detto dall’Amministrazione, significa cioè circa 8/9 euro in più a famiglia.
Questo significa quindi che i risultati della differenziata per gli anni 2021-2022 e anche quelli di questo anno non avrebbero al momento alcuna ripercussione sui conti, per quanto come è chiaro resterebbe auspicabile un colpo di reni del Comune per migliorare – dopo anni – la differenziata. Qualche segnale positivo parrebbe esserci, ma la strada da fare è troppa per potersi permettere toni trionfalistici.
C’è poi un altro tema che è collegato all’aumento significativo dei costi non solo per l’indifferenziato, ma anche per le altre frazioni e per rifiuti come gli ingombranti: le piattaforme che li trattano, come emerso già nei mesi scorsi su base provinciale e regionale, hanno aumentato le tariffe e il servizio costa di più. Una crescita che è improbabile ad oggi a Favara – ma anche altrove – tamponare con le somme ricavate dal riciclo.
Cosa succede se, come parrebbe, i consiglieri non approveranno la tariffa? Anche in questo caso l’argomento è strettamente tecnico, e non politico: sulle valutazioni di quel tipo non sta a chi fa informazione entrare (o almeno, non sempre).
La tariffa è sostanzialmente un obbligo, perché applica nel dettaglio quanto stabilito dal Pef, documento realizzato dalla Società di regolamentazione rifiuti provinciale (SRR) usando i dati forniti dal Comune e, come abbiamo visto, in base ad una stima dei possibili costi.
Se l’Aula “Falcoe e Borsellino” non la dovesse votare, il Comune dovrebbe bollettare usando la tariffa dell’anno scorso, incassando quindi 140mila euro in meno che dovranno essere coperti con fondi di altro tipo, creando quindi una ipotesi (ribadiamo, ipotesi) di danno erariale dato che il costo dei rifiuti va coperto – ove possibile – integralmente con la tariffa.
Significa che starà poi al Comune attivare una dovuta segnalazione alla Corte dei Conti che dovrà poi vagliare gli aspetti di sua competenza rispetto alla somma non finita in tariffa.
Questi i fatti, senza rancori, senza polemiche, senza politica.
Alle 21:00 ci sarà una nuova seduta, a causa della mancanza del numero legale dei consiglieri di opposizione che dopo aver posto gli interrogativi all’Amministrazione non sono rimasti in aula per ascoltare le riposte.
Speriamo che vinca la buona politica.