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STORIA E TRADIZIONI DELLA FESTA DELL’ITRIA DI FAVARA

Foto Paesi Online – Raimondo Lattuca. 

Come tutti i minatori anche gli zolfatari di Favara hanno venerato e venerano santa Barbara, patrona delle miniere. Infatti nella miniera Ciavolotta c’è una chiesetta con una bellissima statua artistica della Santa, che è stata ed è meta di continuo pellegrinaggio. Ma nessuna festa a Favara è stata mai celebrata in onore di santa Barbara, in quanto, a differenza di altri centri zolfiferi, nel centro chiaramontano gli zolfatai solevano celebrare feste in onore della Madonna dell’Itria.

Secondo padre Giovanni Lentini, storico locale, autore di una ” Monografia storica su Favara”, il matrimonio tra Lucrezia Perapertusa, figlia di Guglielmo, barone di Favara e Giosuè  De Marinis, barone di Muxaro, avvenuto nel 1494, unificò le due baronie.

La Perapertusa ebbe in dote la baronia di Favara, per cui i suoi sudditi e quelli di Muxaro vennero a trovarsi sotto il governo feudale di Lucrezia e Giosuè De Marinis.

I De Marinis detennero la baronia di Favara fino al 1616 con la marchesa Maria De Marinis, alla quale succedette il figlio Giovanni Aragona.

Questo periodo storico coincide con la presenza di una colonia albanese nel muxaro e, pertanto, nulla esclude che coloni di stanza in Santangelo si siano trasferiti a Favara per coltivare terre dei De Marinis, importando usi, costumi, tradizioni e pratiche religiose.

Gli immigrati incrementarono la devozione della Madonna dell’Itria fondando chiese e confraternite.

Favara è l’unico centro della diocesi di Agrigento in cui si conserva una chiesa dedicata alla Madonna dell’Itria e alla sua venerazione.

La chiesa sorge su una collina, che purtroppo è stata offuscata dalla costruzione di alcuni palazzi che ne hanno deturpato la visibilità.

Padre Giovanni Lentini, sempre nella sua opera “Monografia storica su Favara, afferma che il manufatto fosse una vedetta chiaramontana sorgendo su una collinetta e trovandosi nelle vicinanze l’omonimo castello, la cui trasformazione a luogo sacro risale probabilmente a dopo la scomparsa dei Chiaramonte.

La porta d’ingresso della chiesa è sormontata da un arco a sesto acuto, su cui era collocato lo stemma della famiglia Chiaramonte, che durante i lavori di restauro, purtroppo, è stato raschiato.

Le feste celebrate in onore della Madonna dell’Itria risalgono a moltissimi anni fa.

Secondo gli atti della Sacra Visita della curia vescovile di Agrigento, la consuetudine di tale festa si fa risalire al 1609 e attestano che la statua risale al sedicesimo secolo.

Venivano celebrate due feste: una il martedì dopo la Pasqua a cura degli zolfatari, l’altra otto giorni dopo la Pasqua a cura dei contadini.

I minatori celebrarono per la prima volta la festa come festa di categoria nel 1889 e venne chiamata ” U martidi d’Itria”.

Originariamente erano i contadini che festeggiavano la Madonna dell’Itria il martedì, ma i latifondisti del tempo, che pesavano fortemente sulle scelte e la vita della popolazione, li costrinsero a farlo di domenica per non abbandonare la campagna in un giorno feriale, pertanto il martedì venne ereditato dagli zolfatai.

Secondo quanto scrive l’ex arciprete sacerdote Calogero Gariboli, nel volume “Ricerche storiche sulla chiesa dell’Itria a Favara, tale festa nasce nel 1889 come festa di ringraziamento alla Madonna, che fece la grazia di liberare dalle viscere della miniera “Luciella” due zolfatai e quattro “carusi” di Favara rimasti sepolti vivi per la caduta della volta di una galleria. Uno dei due zolfatari, devoto della Madonna dell’Itria si raccomandò ad Essa pregando e promettendole di festeggiarla il martedì dopo la Pasqua e nello steso tempo spronò gli altri ad avere fede in Lei. Proprio nel momento di maggiore difficoltà e pericolo gli apparve come in sogno la Madonna che gli disse : ” a momenti uscirete”.

Nel frattempo i soccorritori con i picconi erano riusciti ad aprire un buco corrispondente al punto in cui si trovavano i malcapitati minatori che con la gioia di tutti vennero salvati, fu considerato un miracolo. La promessa venne mantenuta e per riconoscenza alla Madonna, i due minatori miracolati con i familiari e gli amici raccolte le necessarie offerte organizzarono una grandiosa  festa che richiamò l’interesse e la partecipazione di tutta la popolazione.

La festa curata dai minatori ebbe notevole importanza sino agli anni settanta,infatti con la chiusura delle miniere di zolfo e venuta meno  della categoria dei minatori venne dismessa, mentre rimase per qualche anno ancora quella celebrata dai contadini.

I lavoratori della terra chiedevano alla madonna dell’Itria piogge copiose e raccolti abbondanti; gli zolfatari di essere salvaguardati dalle insidie delle miniere. Tra le due categorie non mancavano le rivalità. La festa più ricca di avvenimenti era quella dei minatori perchè  con il passaggio delle miniere all’Ente Minerario Siciliano essi si vennero a trovare in una florida situazione economica.

Biagio lentini