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Sono ritornati i piccoli partiti, o cespugli, con la nuova legge elettorale.

pegasoPANIFICIO CANNATELLO

 

 

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Ma non si voleva far sparire dal panorama elettorale e politico, e quindi dalla scheda elettorale, tutti i partiti al disotto di una certa soglia, impedire il loro ricatto politico, in nome del maggioritario?

Perché si è fortemente voluto, adesso, il loro ritorno in massa, ritornando al passato?

Riflettiamo su questo particolare aspetto della legge con la quale andremo a votare il 4 marzo.

Premesso che se un partito si presenta da solo, nella competizione elettorale del 4 marzo, e non raggiunge il 3% quel partito non entrerà nella suddivisione proporzionale dei seggi, né alla Camera né al Senato e i suoi voti andranno persi, cioè non conteggiati per nessuno.

Però se quel partito si presenta in coalizione con altri partiti, e non raggiunge l’1% i suoi voti andranno, si, persi lo stesso, ma se supera anche di un voto questa soglia, ma non raggiunge il 3%, non partecipa lo stesso alla ripartizione proporzionale dei seggi ma quei voti andranno “regalati” al partito della coalizione che avrà superato il famoso 3%, cioè al grande della famiglia.

Questo spiega la corsa ai cespugli (come venivano chiamati prima, quando il maggioritario era considerato la panacea) da coalizzare e che porteranno solo voti al partito più grande della coalizione facendogli assegnare più seggi rispetto alla propria percentuale di consensi.

Faccio un esempio: se il grosso partito “Tizio” il 5 marzo, giorno dello scrutinio, otterrà il 20% dei voti e i due partiti “Caio” e “Sempronio” otterranno, a mò di esempio sempre, “Caio” il 2% e “Sempronio” il 2,5%, questi ultimi due non avranno diritto a nessun seggio, PERÓ il partito “Tizio” avrà diritto a tanti seggi come se avesse ottenuto il 24,5% di voti (20+2+2,5), come dire che il partito “Tizio” avrà, di conseguenza, un numero di parlamentari più ampio dei suoi consensi.

Qualcuno magari dirà: ma cosa ci guadagnano i responsabili di quei due partiti che non hanno raggiunto il 3%? La risposta è semplice, basterebbe guardare le candidature in tutta Italia, loro si sono fatti garantire la loro poltrona, candidandosi, primi della lista, in qualche collegio proporzionale, definito sicuro, esempi se ne potrebbero fare a decine.

Ma l’utilità di queste liste è anche che servono da specchietto per le allodole.

Siccome ci saranno elettori che non se la sentiranno di votare quel determinato partito che magari non li ha soddisfatti per come ha governato o per il programma, ecco allora pronto lo specchietto, tu pensi di votare per un certo partito ma poi quei voti andranno proprio al partito che non volevi scegliere.

Questa è allora la scappatoia, il rifugio, lo stratagemma. Mettere sulla scheda, per astuzia e mera convenienza politica, qualcuno che possa avere un “suo” pacchetto di voti da mettere sul mercato politico, magari offrendolo al migliore acquirente, leggasi maggiori collegi sicuri.

Ecco allora spiegata la discesa in campo di tanti potentati politici o rais elettorali, i quali sono pur se possessori di pacchetti di voti, ma non sufficienti a superare lo sbarramento elettorale del 3%, rastrellano voti, dovunque arriva la loro influenza di potere clientelare, chiedendo il voto e inducendo il cittadino/elettore a sceglierlo, ma senza fargli capire che però quel voto andrà ad un altro partito.

Il giorno del voto è una celebrazione di grande democrazia e partecipazione, quindi bisogna scegliere con consapevolezza e discernimento, scegliamo mettendoci tutto il nostro impegno e le nostre capacità per eleggere i migliori programmi, i migliori partiti, i migliori uomini.

Anche se difficile, dobbiamo saper distinguere il grano dal loglio come recita il vangelo.