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Se è il popolo a non aver capito la linea politica, meglio cambiare il popolo?

pegasoPANIFICIO CANNATELLO

Sinistra e popolo. Se ne può parlare senza essere considerati superati perché qualcuno vuol farci credere che i concetti di sinistra e destra sono svuotati di contenuto? Certo vanno reinterpretate in chiave attuale, pena il restare ingabbiati entro pensieri sterili e poco funzionali.

Io a mio rischio e pericolo lo farò lo stesso, causa la mia conclamata testardaggine, pur sapendo che sarò considerato superato, ma vi garantisco col solo ed unico scopo di voler costruire qualcosa, checché ne pensino i benpensanti e i politologi dichiarati.

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La sinistra intesa come valori non è stata presente nelle competizioni elettorali degli ultimi anni perché quasi nessuno li ha saputi rappresentare. Sinistra intesa come lotta contro le disparità, le diseguaglianze, i soprusi, per l‘ambiente, per la dignità del lavoro e della persona, per il diritto a tutti al minimo indispensabile in quanto essere umani, per il diritto alla salute, per le pari opportunità allo studio e al lavoro. Quindi non essendo presente, non si può nemmeno dire che non ha trovato consensi elettorali.

Qualcuno si è travestito da partito di sinistra ma, come è stato scoperto che il re era nudo, cosi i cittadini hanno scoperto che i panni indossati non erano assolutamente quelli della sinistra.

Mi è permesso esprimere la mia personalissima opinione sulla deriva politica del PD negli ultimi anni e in particolare con l’avvento di Renzi a Segretario (ma è stato un precursore anche Walter Veltroni fautore dell’abolizione del voto di preferenza, insieme a Berlusconi, e del partito liquido), senza essere o linciato politicamente o ritenuto un nemico eversivo?

La premessa è che questo partito nasce per mero calcolo elettorale dalla fusione a freddo dei DS di Walter Veltroni con l’allora Margherita di Francesco Rutelli e senza la relativa confluenza, nel PD, dei beni materiali dei due ex partiti, DS e Margherita.

Mero calcolo elettorale perché, come se la politica fosse matematica pura, i dirigenti dei due partiti, furbescamente (?), pensarono che sommando gli elettori delle due forze politiche avrebbero ottenuto un partito con un risultato elettorale più corposo e che doveva essere la somma aritmetica delle due percentuali. Ovviamente il risultato non è stato quello sperato.

Fusione a freddo in quanto questa operazione nasce dall’alto senza che i dirigenti periferici e gli elettori ne fossero coinvolti anche minimamente alla scelta tant’è che già dalla sua nascita cominciarono le defezioni, a cominciare dalla mia.

Nasce così il partito PD ma senza che questo possedesse i beni mobili e immobili dei due partiti di provenienza, in quanto, sia la Margherita che i DS, trattengono per loro i beni che erano intestati ai rispettivi partiti. Oggi a me non è dato né sapere né capire a chi appartengano quei beni immobili e chi li gestisce.

Passarono 6 anni buoni, buoni senza che il neonato PD riuscisse a sfondare elettoralmente anzi, rimanendo sempre in mezzo al guado non riuscendo mai ad essere né un vero partito di sinistra né un vero partito di centro. In mezzo al guado in quanto agli occhi degli elettori non era né carne né pesce non riuscendo a rappresentare un ceto politico ben definito, non destando interesse, ma solo confusione, nei cittadini elettori.

Nel frattempo irrompe Renzi sulla scena politica con tre eventi che allora sono apparsi, ai politologi e ai dirigenti politici, non certo lungimiranti, di scarso rilievo politico, ma che in effetti non era così.

Il primo evento è quando Berlusconi, allora capo di Forza Italia molto in auge, riceve nella sua “reggia” di Arcore, chissà per quale motivo e se da solo, l’allora Sindaco di Firenze, un certo Matteo Renzi. Chissà di cosa avranno discusso! Incontro che doveva restare segreto ma che, il buon Berlusconi, ha prontamente provveduto a rendere pubblico, aggiungendo che Renzi poteva benissimo essere il suo erede politico e che era un peccato che non fosse di Forza Italia (quanta lungimiranza considerato che successivamente Renzi avrebbe governato per 5 anni sempre con l’appoggio di gruppi di Forza Italia, vedi Alfano e Verdini e con lo stesso programma che Forza Italia non era riuscito a realizzare).

Il secondo evento sono le due primarie del PD sempre con candidato Renzi. Le prime sono contro Bersani, con un programma per dirla con un eufemismo, poco di sinistra e che ovviamente perde. Le successive primarie le vince invece, contro Cuperlo, avendo aggiustato il tiro e facendo finta (a mio parere) di spostarsi più a sinistra. Ma aggiunge un colpo di mano, per sua bravura e protervia, di pretendere che potessero partecipare alle primarie, per l’elezione del Segretario del PD anche i non iscritti al partito, cosa non prevista dallo statuto, ma che Bersani, per insipienza politica, stranamente concede, regalando di fatto il partito a Renzi, considerato il fatto che truppe cammellate di Forza Italia sono andate a votarlo. Come se per eleggere il capo condominio del mio palazzo, potessero votare anche chi si trovasse a passare da quelle parti e avesse un qualche suo personale interesse ad eleggere questo o quell’amministratore del mio condominio ma non quello che fosse il migliore. Quanta leggerezza!

Il Terzo evento, anche questo passato quasi inosservato, è l’incontro di Matteo Renzi con i vertici della banca JP Morgan, si proprio quella che sostiene che la nostra Costituzione è troppo d sinistra e che dà troppo potere al parlamento e ai cittadini. Io mi domando: questo evento ha a che fare con la riforma Costituzionale Renzi-Boschi proposta in Parlamento e, dopo due anni di lavori parlamentari, bocciata poi col referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 a larga maggioranza popolare?

Arrivano le elezioni europee che sull’onda della rottamazione di Matteo Renzi, Segretario PD, poi realizzata solo per chi si opponeva al suo potere e alla sua linea politica, e della novità di un giovane fresco e con molta verve, il PD raggiunge il risultato storico e insperato del 40,8%.

Quindi Matteo Renzi, insieme ai suoi amici del giglio magico toscano, inizia la scalata a Premier con la famosa frase, che non riuscirà mai a togliersi di dosso e che comincia a mostrare il suo vero volto. “Letta stai sereno” per dopo 24 ore pugnalarlo politicamente detronizzandolo per prenderne il posto di Premier.

Nello spazio di 4 anni il PD di Matteo Renzi e del suo governo, passa dal 40.8% delle Europee del 2014 al 18,6 delle politiche del 2018 passando da una sconfitta all’altra avendo perso elezioni regionali, provinciali, amministrative, senza dimenticare la batosta del referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016 con la famosa frase: “se perdo il referendum mi dimetto non solo da premier e segretario, ma mi ritiro dalla politica è una questione di dignitànon essendo incollato a nessuna poltrona”.

Tutto crolla attorno al PD senza che mai, ma proprio mai, ci fosse stato un momento di discussione e analisi politica per capire cosa stesse succedendo e perché.

Pensate che questo sia solo casualità o scelta politica? Capirlo sarebbe facile, per chi voglia esaminare questi 4 anni di Governo Renzi senza occhi appannati da cortine fumogene (leggasi difesa del proprio potere) ma soprattutto senza cervello annebbiato dal tifo di appartenenza.

Se non si è voluto discutere sui disastrosi risultati elettorali è per un solo motivo preciso, non ci vuole scienza per capirlo: l’importante era portare a casa i risultati del governo e costi quel che costi. Se per quei risultati occorreva pagare un prezzo politico, cioè perdere consensi elettorali verso il PD si era disposti a pagarlo, era già messo nel conto.

Il sacrificio valeva la candela perché i veri fautori di quella linea politica intendevano portare a casa due risultati:

1) recuperare quanto conquistato dai cittadini in un cinquantennio di conquiste sociali in tema di diritti del lavoro, della salute e dello studio potere di rappresentanza e di decisione;

2) ridurre ai minimi termini di rappresentanza i partiti di sinistra per costruire un grande e solido partito di centro per stabilizzare quanto acquisito con questi 4 anni di governo Renzi.

Se si osserva con attenzione il Governo Matteo Renzi e chi Lui rappresentava, cioè il grande potere economico e finanziario, le banche e le assicurazioni, ha ottenuto tutto quanto voluto, già tentato da Berlusconi ma non andato a buon fine: job act, buona scuola, barcate di miliardi di € alle banche, mancia degli 80 €, l’Italia riparte, trivellazioni vicino alla costa, articolo 18 cioè licenziamenti anche senza giusta causa, controllo a distanza dei lavoratori, precarietà, statuto dei lavoratori dissolto, diritti sul lavoro e allo studio svaniti, leggi elettorali porcate e demenziali dove sparisce la possibilità di scelta degli elettori e, dulcis in fundo, voglio ricordare a tutti la dichiarazione di Filippo Taddei responsabile economico del PD: “L’intero mercato (del lavoro) è destinato a cambiare e con esso anche la mentalità dei lavoratori italiani.Dobbiamo abituare la gente che l’istruzione sarà molto più lunga e costosa, le assunzioni a tempo indeterminato molte di meno, i tempi di lavoro più lunghi, i pensionamenti verranno posticipati. Le riforme non hanno solo un fine economico, ma anche e soprattutto sociale perché servono a modificare la mentalità lavorativa degli italiani”, è questa la sinistra?

In questo quadro solo due eventi hanno stravolto il disegno perseguito dalle forze di restaurazione, certamente la sconfitta sul referendum costituzionale e il risultato elettorale delle elezioni politiche del 04 marzo 2018 con la sconfitta cocente del PD e di Forza Italia, nonostante le leggi elettorali, che hanno tolto potere ai cittadini di scegliere i propri eletti, facendoli dipendere dai segretari di partito perché votassero quello che loro decidono si debba legiferare, non hanno permesso alle forze economiche e finanziarie di chiudere il cerchio al loro disegno: accentrare il potere in mano di pochi per poter essere meglio controllato e guidato nella direzione desiderata, ovviamente togliendo potere e discrezionalità al Parlamento e ai cittadini.

Ovviamente, ora tutti a frignare e gridare ai populismi e ai sovranismi che però hanno impedito il concretizzarsi di questo disegno. Perchè il PD è arrivato a sostenere la stupidaggine che i suoi elettori lo hanno votato per stare all’opposizione? Perché il PD non ha impedito il Governo Lega-M5s facendo, esso, un governo con il M5s lasciando fuori la lega di Salvini? Forse perché sperano di ottenere voti del tanto peggio tanto meglio pur di non cambiare linea politica? Sì proprio così, il PD di Matteo Renzi non intende ASSOLUTAMENTE mettere in discussione la sua linea politica, e nessuno venga a dire che è tutta colpa solamente di Renzi. I Franceschini e gli Orlando dove sono stati? Considerato che mai hanno profferito parola, e quando hanno aperto bocca lo hanno fatto solo per dare aria alla gola e mai collegata al cervello? Paura di perdere il potere? Come può un Orlando presentarsi come alternativa a Renzi, nelle primarie per la scelta del Segretario del partito, se in tre anni di Ministro non si era mai opposto a nulla ed essendo stato sempre muto e sempre in totale assonanza con la linea governativa e renziana?

Secondo il mio parere c’è il percorso politico di un uomo che fa capire più di ogni altro la “evoluzione” o meglio il cambiamento, (cambiamento non è un aggettivo che indichi una qualità o un demerito, indica solamente che si passa da uno stato ad un altro senza sapere se è migliore del precedente o peggiore, infatti cambiamento è semplicemente un sostantivo)del PD, da partito di sinistra a un costruendo partito centrista. Questo uomo politico si chiama Carlo Calenda premettendo che forse non capisco cosa voglia, da dove arrivi, se ce l’abbia mandato qualcuno o se forse arriva da solo.

Ma appunto chi è Carlo Calenda? Per le informazioni che ho io, Lui arriva al PD essendo stato prima in Confindustria e in seguito alla Ferrari. Per poi entrare nell’Italia Futura di Montezemolo. che naturalmente si sfracellò politicamente. Allora si trasferì armi e bagagli nella Lista Monti e anche quaci fu un catastrofico naufragio politico. Dunque per lui l’approdo ideale è stato il Governo Renzi che, grazie anche al suo forte contributo, sappiamo com’è finito. Quindi dopo il 4 marzo 2018 restava da completare anche il naufragio del PD e quindi ne prese subito la tessera. Per appena un mese dopo minacciare di uscirne. Alla fine decise di restare per contrastare i pochi del PD che intendevano dialogare con il M5s. Così nacque il governo Conte (lui come il resto del PD non si capiva cosa volessero: “no ad elezioni anticipate” perché sarebbero scomparsi, “no al governo PD-M5s” perché non si governa coi populisti, “no al governo Lega-M5s” perché è un governo sovranista e populista). Che Calenda definì “sovranismo anarcoide” che forse nessuno, tranne lui, sa cosa significhi.

Non contento, subito dopo lanciò l’idea, in una intervista al Foglio, di sciogliere il PD, per “andare oltre il PD” (chissà perchè allora vi si era da poco iscritto), e formare il “Fronte Repubblicano” come se in Italia ci fosse un pericolo monarchico che nessuno aveva intravisto.

Carlo Calenda ci fa ricordare il precedente di Giuliano Pisapia: un anno fa imperversava su tutti i Tg e su tutti i giornaloni dicendo la sua anche sui panda in estinzione, gli unici luoghi dove non risultava la sua presenza erano le urne e i sondaggi. Ecco, si continua su questa strada.

Che dire di Renzi e delle sue dichiarazioni pubbliche, che subito dopo smentiva, facendo proprio il giusto contrario. Chi non ricorda la dichiarazione che nessuna impresa non investiva in Italia a causa dell’art 18, per subito abolirlo appena al governo?

Che dire della dichiarazione che si sarebbe ritirato, per dignità, dalla politica se avesse perso il referendum costituzionale (dichiarazione fotocopiata dalla Boschi), infatti è ancora lì a dirigere il PD senza esserne il segretario?

Che dire delle sue dimissioni ultime da segretario del partito dopo l’ennesima sconfitta elettorale, per invece dettarne la linea di stare all’opposizione, pur essendosi già dimesso, anche se non si sa bene all’opposizione di quale governo?

E che dire della presenza in TV da Fazio, la sera antecedente una Direzione del suo Partito che doveva decidere se aprire un dialogo col M5s per la formazione di un possibile governo, per dettarne la linea prima che si riunisse la Direzione del “suo” partito e smentire così il Segretario reggente?

E che dire dell’ultima direzione, dove ancora prima della relazione del segretario, c’è il suo intervento? Chi gli ha dato la parola ancora prima del segretario? Ma di quale democrazia poi parlano, volendo dare lezioni agli altri?

Che dire di 4 sconfitte consecutive elettorali senza analisi politica? Volontà evidente di non metterne in discussione la linea, a prescindere dal risultato elettorale perché conta conseguire l’obiettivo indipendentemente dal prezzo da pagare in consensi elettorali.

Nel panorama politico della sinistra ormai c’è il vuoto, restano solo alcune sigle col prefisso telefonico, poi il nascente LEU che ci prova, ma attualmente sembra la copia del PD, e infine resterebbe, qualora lo si possa definire di sinistra, il PD appunto, che sta autoestinguendosi per traferirne le spoglie al centro (ormai si dà quasi per certa l’uscita, ad ottobre,  dal PD di Renzi coi suoi fedelissimi, Maria Elena Boschi, Matteo Orfini, Luca Lotti, Carlo Calenda, Francesco Bonifazi ecc).

A causa di tutto questo oggi ci troviamo il M5s al 32% e la lega al 17% con un governo appunto giallo-verde. Se qualcuno volesse svuotarne il loro consenso elettorale lo può fare solo se ha il coraggio di avere idee nuove che facciano gli interessi dei cittadini, e non solo ingiuriando gli attuali partiti al governo e criticando, a prescindere, tutto quello che l’attuale maggioranza ha intenzione di fare ma che i precedenti governi non hanno voluto risolvere.

Serve un partito, sì di sinistra, non è un ossimoro, che abbia il coraggio di parlare:

  • ai 5 milioni di italiani in povertà assoluta;
  • al 40% de giovani disoccupati del meridione;
  • ai genitori dei nostri portatori di handicap a cui lo stato nega il minimo indispensabile;
  • alla gente che non si cura per mancanza di risorse economiche;
  • della emorragia dei nostri giovani talenti del sud che emigrano al nord o all’estero con fior di lauree in tasca (ricordo la dichiarazione del Ministro del lavoro Poletti “….ce li siamo tolti dai piedi……”;
  • dei diritti negati nella vita quotidiana;
  • della sicurezza dei cittadini in casa e fuori;
  • dei tempi della giustizia civile e penale;
  • del lavoro, oggi solo precario e senza diritti, ma se ormai dobbiamo dimenticarci del posto fisso, perché dobbiamo dimenticarci anche della dignità del lavoratore?;
  • del perché, dopo 70anni di storia repubblicana, non abbiamo saputo (o voluto) risolvere la ormai centenaria questione meridionale, quando invece la Germania in un decennio, dalla unificazione politico-geografica delle due germanie, est ed ovest, ha saputo completarla con la unificazione economica livellando il loro tenore di vita, mentre ancora da noi convivono due Italie, quella del nord del benessere e quella del sud disperata, povera e con il 25% di disoccupazione generale e del 40% di quella giovanile;
  • delle infrastrutture, per la Sicilia in particolare e per il sud in generale, dove per percorre 130 km (es Agrigento-Ragusa e per non parlare del tempo di percorrenza Trapani-Siracusa di 12 ore) si impiegano 2 ore e mezza mentre al nord per percorrerne 600 (Roma-Milano) vi si impiegano meno di 3 ore;
  • dei treni delle FFSS, tutto ancora a binario unico al sud e dell’alta velocità al nord, dove i mezzi di trasporto in Sicilia ormai, sono in mano alle autolinee dei privati, per volontà politica (sovvenzionati però coi soldi dei cittadini) perché scomparsi quelli pubblici;
  • dei servizi pubblici fortemente carenti, esempi code ai pronto soccorso e file assurde per visite mediche o strumentali specialistiche.

Ecco saper parlare di questo e non solo di immigrati, dove credo non possiamo svuotare il continente Africano con il cucchiaio, per portarlo in Europa. Dove è difficile spiegare, e per i cittadini capire, perché per ogni immigrato è giusto spendere 35 € al giorno per beni di prima necessità e invece non si possono spenderli per un padre disoccupato che deve sfamare la propria famiglia e che inoltre deve anche trovare le risorse per poter pagare acqua, luce, gas, spazzatura e quant’altro, giudicando invece assistenza, il reddito di cittadinanza, o come lo si voglia chiamare, per gli italiani.

Perché ogni immigrato ha diritto a un tetto, un letto e a tre pasti giornalieri mentre i cittadini che dormono sotto i ponti o in giacigli di cartone sono considerati barboni che disturbano il decoro? Oramai nemmeno i turisti che consumano un panino sono tollerati! Per visitare le città bisogna soggiornare nei grandi alberghi e consumare i pasti solo nei ristoranti.

Come spiegare che i centri di accoglienza sono diventati centri di business e di speculazione? E perché nessuno si è curato che dei 35 € per ogni immigrato parecchi non saranno mai spesi per loro?

Come mai quelli che hanno a cuore l’accoglienza non si sono mai chiesti se sia giusto pagare 2 euro l’ora questi poveri disgraziati, nei lavori di campagna o nell’edilizia, facendo arricchire chi specula sulla loro dignità? Quali battaglie hanno pensato per evitare questo sfruttamento?

Mentre tutto questo avveniva, e ancora avviene, sotto gli occhi disattenti(?) e le orecchie distratte dei buonisti che hanno a cuore (giustamente) le sorti degli immigrati alla faccia dell’accoglienza e della solidarietà, perché nessuno si accorgeva e si accorge di tutto questo, oppure questi sono argomenti solo per i sognatori e gli utopisti?

Perché chi parla di questo viene definito razzista mentre chi non vede i problemi di degrado, sfruttamento e diseguaglianza è considerato buonista e altruista? Nessuno si chiede che forse c’è qualcosa da aggiustare? Che forse serve una giusta mediazione fra gli opposti e smetterla di discutere per tifo senza ascoltare le ragioni degli altri?

L’errore più grande che si sta facendo oggi è quello di dividere il mondo in bianco e nero,” porti chiusi contro porti aperti”, “tolleranza contro intolleranza”, “se non sei con me sei contro di me” e aizzare sempre logiche di contrapposizione.

Per cui non si può esprimere una posizione grigia che vieni subito incasellato e quindi insultato come fascista, razzista, leghista e passando anche per disumano. Ma tutti quelli che pensano di essere più umani, in realtà non vedono l’ora di averli, schiavi nei campi da pagare a cottimo fino a farli crepare o prostitute nigeriane da gestire sulle strade per soddisfare l’uomo bianco, cattolico e progressista”. Però questa è la loro dura realtà ma che nessuno vuole guardare in faccia.

Hai voglia di spiegare che la propria posizione sia una terza o quarta prospettiva, rispetto alle due posizioni contrapposte. Niente, la cecità e la sordità totale.

A me questa gente sembra solo allo stesso livello di quelli a cui tenta di contrapporsi e molto distante dalla tolleranza che va (solo) predicando.

Se molti, lo stesso giusto impegno per gli immigrati, lo avessero messo per risolvere tanti altri atavici problemi, forse

staremmo tutti meglio, italiani e immigrati compresi.

Adesso c’è da (ri)costruire un percorso e una egemonia culturale per tentare di riprenderci la democrazia perduta (non parlo di dominazione politica ma di quella economica) che è una delle cause della crisi della sinistra non solo italiana.

Favara, 21 luglio 2018                                                                                                                                               Carmelo Castronovo