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Rosetta come Marinella… volata in cielo sopra una stella

 

 

Leggevo nell’inverno/inferno del 2014 righe riservate, da un giornale online, ad una donna suicida (nostra compaesana) – senza nome  e senza identità – con ‘problemi psichici’… e questo era bastato per andare oltre, per non parlarne, per pensare quasi che non fosse successo niente… se non avesse avuto i cosiddetti ‘problemi psichici’ quel giornalista o la stessa redazione sarebbe stato/a lì a strapparsi le vesti ed i capelli, a scaricare fiumi d’inchiostro per decantarne le lodi… del ‘com’era buona’… ed invece no. Leggevo nell’estete/infernale del luglio scorso che un altro suicidio col ‘silenziatore ‘ si è consumato nella medesima comunità di via Pirandello… a Canicatti. Si è trattato di un trafiletto… anche questo… per i più da dimenticare.

Nella nostra società, nei giornali (anche online), non c’è spazio per chi si è ‘rotto’ (eccetto che qualcuno non faccia una denuncia mirata, cosa che spesso non si fa perché la stessa famiglia difficilmente chiede giustizia; per chi non ha sopportato la propria condizione); per chi è cresciuto/a nella sofferenza e nel dolore e non è riuscito/a ad allontanare la sofferenza ed il dolore che ha dovuto respirare… ma se l’approccio al mal di vivere, al malessere, al disagio ontologico, è questo, vuol dire che già ci stiamo sino al collo dentro il disagio che si vuole scongiurare non parlandone o delegando queste ‘notizie’ a semplice cronaca di riempimento.

La donna – senza nome e senza identità – per i giornali e le tv non fa notizia, forse non è percepita nemmeno come un essere umano in carne ed ossa… anche ‘Marinella’ di De Andrè non faceva notizia; c’è voluta la sensibilità del cantautore per darle onore; per fare notizia bisogna stare nella società dei cosiddetti normodotati/conformati anche se poi ci si suicida. Che un normodotato si suicidi, per i giornali e per i tanti come noi, anche se inconsapevoli, entra nella logica della disgrazia e non in quella che non si è capito in tempo il suo star male… la riflessione dei più rimane in superficie come la polvere sui mobili: basta poco per spazzarla via… con la donna senza nome e senza identità avete ed abbiamo l’alibi… ‘poverina’… ‘si cuità’… quanta amarezza dietro le parole che vengono soffocate dal desiderio inconsapevole ed irrazionale di prendere le distanze da ciò che può destabilizzarci e farci male.

Meglio metterci una, dieci, cento lapide sopra pur di andare oltre, di silenziare quel tonfo che ha fermato e firmato la caduta dal terzo piano di una struttura precaria autorizzata (dallo Stato, ahinoi) ad ospitare persone a cui viene tolta l’identità perché considerate ‘schizofreniche’, nonostante fior di scienziati (Wilma Boevink, Rutger Jan van der Gaag, Aartjan Beekman, Robert Vermeiren, Rutger Engels – per un maggior approfondimento consiglio di seguire il link della rivista specialistica psichiatrica di seguito riportata http://www.mentalhealthcarersnsw.org/2015/03/dutch-experts-say-schizophrenia-does-not-exist-but-psychosis-does-and-is-very-treatable/) gridano al mondo dal loro ‘deserto’ che la schizofrenia è una pura invenzione e che semmai esiste la psicosi dalla quale si può uscire se non da soli accompagnati.

Quando impareremo a non trattare gli ultimi come ‘scarti’ di un nostro modo d’essere perbenisti e senza scrupoli?

Quando ritorneremo a dare senso alla vita e fare nostro il disagio dei nostri familiari, di noi stessi che facciamo finta di non sentire e di non vedere pur di spingerci al di là del dolore e della sofferenza che abita le nostre stesse anime?

Quando prenderemo coscienza che abbiamo contribuito e Vo tributato col nostro indifferente silenzio a creare istituzioni mostruose come le comunità psichiatriche e quella a doppia diagnosi?

Quando ci sveglieremo dal nostro sonno profondo che ci allontana dai codici profondi della vita rendendoci degli automi al servizio degli imperi finanziari che speculano anche sul disagio esistenziale (mentale?) pur di alimentare e lievitare i loro conto in banca?

Quando metteremo a disposizione del ‘disagio diffuso’ la nostra intelligenza; professionalità e buon senso per avvicinarci ad un nuovo punto di vista più vicino alla vita e nero al ‘diodenaro’?

Da allora sono passati già 4 anni, ma non tutti hanno dimenticato… non è giusto dimenticare… non è cristiano e nemmeno umano. Un abbraccio a quell’anima che dal terzo piano di una comunità di Canicatti di via Pirandello ha deciso che non valeva la pena investire su di noi… cosiddetti normali ma assenti, distratti… fuori di testa e senza cuore.

Angelo Vita

(Pedagogista e docente di Filosofia e Storia)