Politica

Referendum:” che barba che noia”. L’occasione che rischiamo di perdere

pegasoPANIFICIO CANNATELLO

Ancora referendum, signora mia, non se ne puo’ piu.’ Non ti sei ripresa dall’ ultimo,quello del 7° grado della scala Mercalli celebrato il 4 dicembre u.s., che ricominciano con un altro.

E’ impressione percepita in giro per la città, nell’ agnosticismo generale, come se il referendum con lo slogan “libera il lavoro con 2 si” riguardasse la CGIL   che deve contarsi  nel  confuso panorama politico-sindacale, per tornare a contare. Non è escluso che tra gli obiettivi  della centenaria confederazione dei lavoratori,ci sia il recupero di un ruolo, magari declinato in modo piu’ moderno,nella società dove il lavoro ha subito una svalutazione,anche culturale, a vantaggio di soggetti piu’ forti che l’economia finanziaria ha reso potenti.

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E’ tutto qui, in queste ultime righe,a mio avviso,il valore di questa tornata referendaria, non tanto, o no solo, nei due quesiti referendari, che potrebbe anche non celebrarsi,se il Parlamento modificasse la normativa vigente su voucher e responsabilità solidale in appalti, in modo convincente.

Tornare a parlare del lavoro, del suo valore di fonte dei diritti di cittadinanza mentre il modo di produzione cambia e l’occupazione è sempre piu’ precaria, divisiva, diseguale tra donne e uomini, è un’occasione che questa città deve cogliere sfuggendo alla tentazione farsi coinvolgere nella rissa tra chi è favore e chi è contro i singoli quesiti referendari.

Parlare della internazionalizzazione dei diritti a seguito della devastante globalizzazione dell’economia con la regola del piu’ forte,  non circoscrivere questa urgenza nella fondatezza o meno delle ragioni sostenute dalla CGIL,  è il tema  che riguarda ciascuno, lavoratore,pensionato o disoccupato che sia .

Sono infatti i nostri giovani, ragazze e ragazzi che vanno negli atenei  delle capitali europee a studiare per una laurea che potrebbe offrirgli un lavoro precario e mal pagato,atteso che non venga, lo stesso lavoro, sostituito da una App (applicazione informatica) che progressivamente sta sostituendo il lavoro umano.

Uscire dalla marginalità guardando al mondo fuori dai confini favaresi è una attitudine che fatica a ritornare una meta collettiva, come pure storicamente è accaduto. Nei giorni scorsi lo ricordava su questo giornale il prof Biagio Lentini, nell’apprezzato reportage :Favara tra curiosità e storia.  Potrebbe accadere di nuovo se i soggetti politici e sociali in questo paese tornassero a interpretare i bisogni dei cittadini per guidarne il cammino. Siano essi favorevoli o contrari il referendum è un’ opportunità per parlare il linguaggio delle speranze a fronte della litania della propaganda politica che parlando di sé fa ripetere come Sandra a Raimondo “che barba che noia”.