E se facessimo la filosofia utilizzando strumenti che ci collegano alla vita e al nostro modo di stare nel mondo o provassimo a dare senso al senso a partire dai meccanismi/codici che alimentano la vita se attivati o la distruggono se inattivati? Evidentemente un tale approccio dovrebbe avere un unicum da cui partire… e come si fa se ogni filosofia/corrente è a se stante. Cos’è che mette insieme i diversi/ficati pareri che hanno costituito e costituiscono epistemologia filosofica? Quest’unicum senza possibilità di smentita è la vita nelle sue diverse declinazione di pensiero che partono dalla vita per spiegar(c)sela.
Dove i filosofi (non solo loro, ovviamente, ma noi da loro vogliamo partire) trovano la loro ‘croce laica’, il loro stradario, se non nel viaggio che li porta a dare risposte diversificate che non sarebbero possibili senza quest’unicum da cui ognuno di loro prende le mosse? Lo strumento che mi permetto di presentarvi – il QUADRANGOLARE – e che ci fa da battistrada per conoscere le dinamiche su cui si sviluppano i concetti filosofici prende come riferimento Johann Gottlieb Fichte soprattutto perché fonda l’idealismo tedesco che troverà in Schelling ed Hegel le sue massime espressioni.
Prima ancora di arrivare a Fichte ritengo doveroso, pertanto, chiarire la singolarità/efficacia del QUADRANGOLARE… è uno schema geometrico (realizzato dalla Fondazione Nuova Specie onlus che si occupa di contrastare il disagio diffuso) nato per spiegare le dinamiche di crescita che accompagnano l’uomo dal suo concepimento all’ultimo giorno di vita e di conseguenza permette di fare il punto sul nostro modo di porci in rapporto a noi stessi, al prossimo, alla società nel suo complesso e al globale massimo personale o sociale che dovrebbe differenziarsi da quello degli altri (pur vivendo con noi o comunque nel nostro stesso contesto).
Il QUADRANGOLARE è un quadrilatero aperto da un lato e si forma a partire da un angolo retto che è stato chiamato ALFA (α) come a voler individuare uno start, un punto di partenza, mentre l’angolo immediatamente dopo è acuto ed è stato chiamato BETA (β); il terzo angolo ottuso invece è quello GAMMA (γ) mentre quello aperto lo abbiamo chiamato PIGRECO (π). Qual è la loro particolarità che ci permette di viaggiare tra le diverse filosofie classiche, medievali, moderne e contemporanee? L’adattabilità alle dinamiche delle diverse epistemologie proprio perché tutte rispondono a quell’unicum indagatore sui perché e sui come delle tante e sorprendenti meraviglie che la quotidianità della vita ci mostra e che necessitano di essere s-velate in ogni piega e piaga.
L’angolo α rappresenta il luogo primario dell’identità, della regola e della riconoscibilità… come dire che c’è bisogno di un punto fermo, di una ‘squadra’, di una norma, per stabilire le regole su cui costruire ciò che da idea deve tradursi in progetto/opera. Non c’è opera che non poggi su una solida base indispensabile a costruire una casa, un’automobile… o una vera e propria identità da cui partire per essere visti e riconosciuti. La regola è una ‘conditio sine qua non’ per iniziare un gioco, per organizzare un lavoro, per andare a scuola o semplicemente per studiare. La regola pertanto è la ‘croce laica’ per eccellenza, è lo zenit, il fischio dell’arbitro che inizia una partita o arresta un’azione.
Ed è per questo che si è ritenuto utile interpretate con l’angolo α l’IO PURO di Fichte. È la base di partenza per mettere in moto l’unicità dell’individuo che nel suo inifinitizzarsi (β) nello Spirito dà il suo contributo per rendere sempre più solido questo suo angolo α che investe sul rapporto con se stesso e immediatamente dopo sull’angolo acuto del NON/IO (β) che è facilmente riconoscibile nella parte β del QUADRANGOLARE, parte dedicata alla riflessione/rielaborazione della regola e dell’identità/riconoscibilità dell’IO. Solo dopo, l’uomo si rende conto di partire da una sua identità o IO/FINITO che si finitezza e si divide in tanti NON/IO finiti/divisibili per cercare di superarne i limiti e mettersi in viaggio verso l’angolo γ che risulta essere quello più impegnativo rispetto alla stessa meta/obiettivo in cui L’IO PURO cerca di arrivare per arricchirsi di nuove esperienze risolutive rispetto ai limiti incontrati in questo suo viaggio in mare aperto dove incontra l’inedito che la vita gli mette davanti.
In questa fase L’IO nel porre il NON-IO non è detto che raggiunga in automatico l’angolo γ del viaggio in mare aperto, potrebbe anche fermarsi davanti ai limiti posti dal NON-IO per godere/illudersi di quel poco che gli ha permesso l’angolo α, anche se va incontro al rischio di staticizzarsi/cronicizzarsi, e non è certo l’indole della natura fermarsi. Anzi, la sua indole è di mantenere il movimento per autoalimentarsi.
A questo punto se il viaggio è andato a buon fine si apre verso lo π , e ciò consentirà/permetterà la riproposizione di un nuovo angolo di partenza α che spingerà l’IO PURO anche se più cresciuto a porre un nuovo NON-IO da superare per raggiungere nuovi angoli β, γ e π, indispensabili per la circolinfa dell’essere che nell’identità cerca e trova il suo fondamento e/o la sua ragion d’essere, se invece non è andato a buon fine dovrà fare i conti coi limiti del suo stesso IO PURO che potrebbe decidere di rassegnarsi al pit/stop ed entrare in disagio con tutte le conseguenze che ciò potrà comportare a livello ontologico-esistenziale. Non sono pochi i casi in cui all’insormontabilità dei limiti del NON-IO corrisponda una certa dismaturità dell’IO che potrebbe anche farsi fuori o finire nelle mani di istituzioni preposte a tenerlo a guinzaglio attraverso dosi massicce di psicofarmaci. Come si vede la filosofia fichtiana non ha nulla di teorico nel senso di mentale poiché i risvolti pratici sono cosi potenti che ci fanno pensare al pragmatismo deweyano che da li a pochi altri decenni prenderà piede nel mondo occidentalizzato insieme, più avanti, alla pedagogia della liberazione freireiana.
Angelo Vita (Pedagogista – docente di Filosofia e Storia