Politica

Proviamo a riparlare da sinistra e di sinistra con D’Alema? L’accordo Renzusconi chi lo vuole?

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Dall’intervento di Massimo D’Alema al Dioscuri di San Leone

Era inevitabile la scissione?

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“Inevitabile e persino tardiva. Bisognava farla prima: era matura già con il Jobs Act. Tutta l’ispirazione politica renziana è contraria ai valori della sinistra e prima ancora agli interessi del Paese. Il renzismo non è stato che la continuazione del berlusconismo.
Meno tasse per tutti. Bonus. Abolizione dell’articolo 18. Financo il ponte sullo Stretto. Mi stupisco che Berlusconi non si rivolga alla Siae per avere i diritti d’autore. E per due anni e mezzo si è paralizzato il Parlamento per una riforma costituzionale confusa, spazzata via dal popolo; e per una legge elettorale incostituzionale, frutto di un mix di insipienza e arroganza.
Renzi ha imposto una legge elettorale solo per la Camera, dando per scontato che il Senato venisse abolito. Ora siamo alla vigilia delle elezioni e la legge elettorale non c’è. Il fallimento del renzismo non potrebbe essere più totale; ma nessuno ha il coraggio di scriverlo, per non fare la fine di Campo Dall’Orto”.

Per fondare un partitino del 3%?

“A parte che i sondaggi oggi sono molto opinabili e spesso parecchio discordanti, ma ognuno deve fare quello che corrisponde ai propri valori. Meglio prendere il 3% a favore di ciò in cui si crede e si ritiene giusto che il 20 a favore di ciò in cui non si crede. E comunque io penso che lo spazio a sinistra del Pd sia molto più grande, tra astenuti, disorientati e voti contro”.

A sinistra del Pd ci sono tre partiti: il vostro, quello di Pisapia e quello di Vendola. Cosa farete?

“C’è molto altro. Ci sono i comitati per il No di Zagrebelski, c’è un pezzo importante di società civile, il mondo del cattolicesimo democratico. Sono forze che devono unirsi in un’alleanza per il cambiamento, aperta a tutti quelli che vogliono dare vita a un programma di centrosinistra”.

Quale potenzialità dà a questa eventuale alleanza?

“L’alleanza per il cambiamento ha una potenzialità che va molto al di là della somma delle singole forze. Dovrebbe nascere da un processo costituente, attraverso la rete e una serie di assemblee, con una grande consultazione programmatica. E dovrebbe comportare elezioni primarie sia per l’indicazione dei candidati (un punto forte dell’intesa Berlusconi-Renzi è il mantenimento delle liste bloccate), sia per la scelta di una personalità che guidi questo processo, Pisapia compreso, ma deve essere scelto dai cittadini. Io non sono candidato”.

Renzi non vuol fare accordi con un partito in cui ci sia D’Alema.

“Il suo modo dilettantesco di governare ha creato danni enormi al nostro Paese. Che piaccia o no a Renzi, D’Alema c’è: se ne faccia una ragione. L’Italia ha bisogno di una svolta profonda e di una nuova politica economica, incentrata sugli investimenti. Siamo l’unico Paese che la commissione europea critica da sinistra, chiedendoci di rimettere l’imposta sulla prima casa almeno ai ricchi”.

Si lavora a un legge elettorale sul modello simile al tedesco.

“Avremmo apprezzato un vero maggioritario, sul modello del Mattarellum. Ma in commissione è stata approvata una legge escogitata dal senatore Verdini, che con il Mattarellum non ha nulla in comune. Si vota con un’unica scheda, su cui tutti i partiti presentano il loro simbolo; però collegio per collegio possono decidere di presentare anche un candidato. Una legge immorale, che genera accordi di potere di natura notabilare, ricatti, condizionamenti: in venti collegi do via libera a Verdini, ad Alfano garantisco che nessuno si presenterà contro di lui ad Agrigento… Questo nella tradizione italiana si chiama trasformismo. Torniamo all’età giolittiana senza Giolitti”.

Perché Renzi ha stravinto le primarie?

“Perché non ha detto la verità né sul suo progetto di allearsi con Berlusconi nè sul suo programma. Del resto, nel suo modello uno dei cardini della sua politologia è non dire la verità. Ma l’ammucchiata di forze “responsabili” mi ricorda più Razzi e Scilipoti che Moro e Berlinguer. Una parte secondo me maggioritaria del Pd vuole il centrosinistra. Il “Renzusconi” non mi pare molto popolare, anzi tirerà la volata a Grillo. Renzi si è convinto che, declinando Berlusconi, il vero compito del Pd fosse eliminare la zavorra a sinistra e occupare il centro del sistema. Il messaggio era: vi porto al potere e ci resteremo vent’anni. Ecco il grande miraggio che ha sedotto un intero ceto politico”.

Dialogherete con Grillo?

“La gente vota Grillo non perché è impazzita, ma perché è indignata dalle ingiustizie: se non paghi il mutuo la banca ti porta via la casa; ma se un imprenditore non restituisce il miliardo che ha avuto in prestito non perde nulla, e le banche vengono ricapitalizzate con il denaro dei contribuenti. Nell’ambito di una ricerca il 28% dell’elettorato dei Cinque Stelle si è detto di sinistra; ma dichiara di votare Grillo perché la sinistra non c’è più. Stiamo lavorando per offrire agli elettori una proposta alternativa di sinistra. Ma, attenzione: i 5 stelle non sono percepiti come il Front National”.

Meglio Grillo o Renzi?

“Né Grillo, né Renzi. Noi vogliamo offrire al Paese un’altra scelta”.

Articolo 1 MdP è favorevole al reddito di cittadinanza?

“Parlerei di reddito di inserimento: una formula più selettiva e più sostenibile. Ma il messaggio rivolto alla parte più debole del Paese è importante. Nel dopoguerra non si era mai visto un tale livello di disuguaglianza sociale. Cinque milioni di italiani non sanno se domani avranno da mangiare. Altri rinunciano a curarsi perché non possono pagare i superticket; infatti l’aspettativa di vita decresce. E il governo ha stanziato il bonus libri per tutti i diciottenni, compreso il figlio del professionista; che i libri se li può comprare, oppure leggere nella biblioteca di papà. In queste condizioni, come stupirsi se la gente vota Cinque Stelle? Dobbiamo offrire un’alternativa a chi vuole esprimere un voto di protesta o astenersi”.

Cosa pensa del governo Gentiloni?

“Meglio di Renzi; ma non ci voleva molto. Ci era stato detto che dovevamo turarci il naso e votare Sì al referendum perché Renzi era insostituibile. Renzi è andato via e non c’è stato il diluvio. In realtà siamo tutti sostituibili, compresi Renzi e Gentiloni. Considerata la qualità del governo del Paese, non è difficile pensare che possano essere sostituiti in meglio”.
Favara, 27 maggio 2017
Carmelo Castronovo