Favara è un paese che definire pirandelliano credo sia un eufemismo, in quanto credo che la realtà ha superato la fantasia e forse nemmeno il nostro premio Nobel sarebbe in grado di raccontarne le sue mille contraddizione e dove contemporaneamente succede tutto e il contrario di tutto.
In parecchi siamo uno, nessuno e centomila e ormai le maschere superano di gran lunga i visi veri e reali, in un paese dove si vede solo quello che si vuole, mentre non vediamo tutto quello su cui andiamo a sbatterci la faccia.
Premesso che tutte le anime candide che sostengono che la sindaca non sapesse nulla di un atto dirigenziale di tanta rilevanza, sociale, politica ed economica, non si rendono conto che ne aggravano la responsabilità, perché se un Dirigente emette un “atto dovuto” di tanta rilevanza e non ritiene di avvisare preventivamente la Sindaca o non si rende conto dell’importanza dell’atto o non tiene a debito conto la Sindaca che lo ha scelto come suo stretto collaboratore Dirigenziale, con adeguata retribuzione e alla quale credo, questo si, sia atto dovuto, informarla a priori nel rispetto reciproco delle proprie funzioni. Comunque sia la Sindaca è sempre la responsabile politica sia perché quel determinato Dirigente ha scelto per l’attuazione del suo programma amministrativo, sia perché nella sua funzione di guida politica del comune di Favara, è la responsabile sempre, nel bene e nel male, di tutto quello che vi succede.
Se a qualcuno possa venire in mente che io voglia sostenere che per la Farm si debba chiudere un qualche occhio, sta sbagliando di grosso perché non solo io ritengo che un progetto culturale di tale rilevanza deve avere sempre le carte in regola, ma anche perché sono certo che i coniugi Bartoli-Saieva, promotori culturali per la rinascita della nostra collettività, tutto possano pensare tranne che una rivoluzione culturale la si possa fare trasgredendo la legge.
Fatta questa doverosa premessa io ritengo che sia il comune e gli uffici preposti a non essere in regola con il rilascio dei dovuti permessi mancando in celerità e non può essere valida la giustificazione dei traslochi per non concedere quanto richiesto, con le pratiche a corredo, e quindi dovuto, in tempi rapidi.
Non deve essere la burocrazia a dettare i tempi di chi deve organizzare eventi ma questa che deve muoversi rapidamente per dare le dovute concessioni che i cittadini richiedono, per qualsiasi attività si intenda realizzare.
L’economia gira, la cultura si propaga, le idee corrono se gli uffici e la burocrazia si pone al sevizio dei cittadini e non viceversa, se la politica e chi amministra invoglia le attività di qualsiasi natura e non ne sia invece un freno. Tutte le amministrazioni studiano e si pongono il problema di come la burocrazia debba essere al servizio della collettività superando tutti gli ostacoli che eventualmente vi si frapponessero, ed il tutto senza inutile clamore.
Ma un’altra riflessione va fatta, a mio modesto parere, proprio perché siamo pirandelliani, e questa la faccio con una domanda retorica di cui tutti, dico proprio tutti, conosciamo la risposta, ma gli spazi di suolo pubblico contestati alla Farm, giustamente qualora non fossero in regola, sono gli unici a Favara da controllare? Sfido chiunque a rispondere che fossero gli unici. Ma le solite anime candide magari diranno che una illegalità o mille non ne giustificano un’altra, giustissimo, io infatti mi sono fatto la domanda per capire perché al cortile Bentivegna arrivano i controlli, evento rarissimo. Ma perché nessuno controlla marciapiedi pubblici forse diventati privati, cortili pubblici forse chiusi da inferriate, spazi pubblici adibiti ad attività privata e forse rimasti tali a chiusura dell’attività, spazi pubblici occupati legalmente però che, forse, si sono allargati a dismisura. L’elenco rischia di diventare lunghissimo e lo chiudo con una nota di colore non degno di un paese che vuole definirsi turistico e di attrazione o comunque civile, guardando in giro io vedo spazi pubblici occupati da cartoni, gabbiette in legno o plastica, sedie, pallet, fustini in plastica, vasi di fiori e tutto quanto la fantasia riesce ad inventare, ma che guarda caso nessun altro vede, per non parlare della sosta selvaggia. Solo la denuncia personalizzata riesce a smuovere chi è proposto alla tutela e alla sorveglianza?
Se è così, ed è così, allora resta la domanda, perché proprio alla Farm allora?
Io provo a fare delle ipotesi politiche, a costo di sembrare quello che vede il losco dappertutto (però pare non sono il solo), non è che per caso questo intervento avrà a che fare con le prossime elezioni regionali?
Non è che per caso qualcuno ha deciso, povero lui, di fare la guerra, alla Farm che magari non si schiera con qualche candidato, che forse per adesso pensa di dare le carte? Chi è il braccio armato e chi lo arma?
Ipotesi che servono solo a meditare e a riflettere senza avere la pretesa di dire la verità. Ma a questo mi portano le tante incongruenze sull’evento. Bastava, prima di emettere qualsiasi “atto dovuto”, convocare le parti e invitarli a regolarizzare la posizione, qualora non lo fosse, senza creare tanto inutile polverone dannoso all’amministrazione, alla burocrazia, ma soprattutto alla città, alla sua cultura e alla sua economia e anche alla Farm o è questo che si voleva? Appunto il danno alla Farm non curandosi della città?
Appunto “Nel mero interesse di tutelare Farm Cultural Park, l’Amministrazione Comunale si attiverà a concertare, con i propri dirigenti e le parti interessate, un incontro finalizzato alla risoluzione dei problemi emersi”. Perché allora non farlo prima?
All’appuntamento del 29 ottobre, se mantenuto, io ci sarò.