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Michele Montalbano lancia “l’appello ai liberi e forti”

Che sia stata ricercata oppure che sia una coincidenza la data del 19 gennaio essa coincide con l’anniversario dell’appello ai liberi e forti lanciato da don Luigi Sturzo il 18 gennaio 1919 ed è molto suggestiva e non priva di evocazioni.

In un noto albergo nella zona di piazza Cavour, Montalbano, ha dato per quel giorno convegno ad associazioni, professionisti e semplici cittadini sulle condizioni della città di Favara che continua a chiedersi chi sta amministrando il Comune. Il M5S ha vinto le elezioni comunali, ma dopo la sbornia elettorale dà l’impressione di aver generato una creatura che non riconosce e non disconosce.

Il paese assiste e aspetta che la presenza immanente del movimento si materializzi a concretizzare gli impegni elettorali, mentre registra che c’è, ma non si vede come la nebbia a Milano nel film di ToTo’ e Peppino “ quando c’è non si vede”.

Nella convinzione assai diffusa che alla guida della città sia avvenuta non già la rivoluzione ormai dimenticata, ma solo una sostituzione,un avvicendamento di ceto politico sull’onda di una istanza di cambiamento che il corpo elettorale favarese ha voluto credere che potesse essere operato dai portavoce dei cittadini ormai muti e forse un po’ confusi. Michele Montalbano prova a smuovere il torpore dell’opinione pubblica immaginando di portarla in piazza a protestare numerosa.

Non è molto ma da qualche parte bisogna pur cominciare!

E per restare nella suggestione evocato dalla ricorrenza dell’appello di don Sturzo, penso che l’attività politica messa in campo negli ultimi tempi dallo stesso con altri, lasci pensare che sia il tentativo di mettere insieme un movimento in grado di traguardare le non vicine elezioni comunali di Favara.

Ambizioso quanto necessario il tentativo và sostenuto non perché da li’ potrebbe rinascere il popolarismo che pure sarebbe il benvenuto, ma perché occorre un bagno di realismo dopo l’allucinogena dose di populismo che riporti l’osservazione sulle difficoltà della città e sugli strumenti a disposizione per venirne fuori. Qui non si tratterebbe di tracciare l’organigramma del nuovo potere non ancora disponibile, ma verificare di quali e quante risorse immateriali e materiali si dispone per elaborare una proposta politica alternativa che da minoritaria ricerchi le alleanze omogenee per divenire maggioranza nella città prima e nelle urne dopo. Sarebbe un contributo alla crescita democratica contro l’agnosticismo rivoltante.

Quindi  ai liberi da meschini calcoli autoreferenziali e ai forti da resistere fino in fondo.

Sarà interessante seguire come si muoveranno i partiti (insomma quello che resta), movimenti e soggetti singoli e associati.

I benaltrasti, dall’alto del loro titolo accademico conseguito dall’aver fatto tre anni di militare a Cuneo come il Principe De Curtis.

Soprattutto assisteremo al grado di resistenza degli autori dell’appello in questa impresa difficile, improbabile e per questo stesso esaltante e quanto mai utile.