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Libertà va cercando ch’è sì Zara, come sa chi per lei vita ri-fiuta… l’amico/cane!!!

 

 

Zara non è il primo cane che ho avuto… prima di lei (ero ancora un bambino), ricordo un’altra ‘lei’ dal pelo biondo a cui ero molto legato.

Allora, in estate, si stava perlopiù in campagna ed è li che mi piace ancora pensarla. Credo sia l’infanzia che regali quelle esperienze che non ti scordi e che cerchi sempre di ripetere per rivivere i momenti andati. È stata dura doverne sopportare la fine, credevo che gli ‘affetti’ dovessero essere per sempre… ma mi sbagliavo. I cani mi sono sempre piaciuti, liberi… non ho mai voluto antropomorfizzarli come avviene oggi… poveri loro. L’altro cane che ricordo era un maschio. Un giorno rientrando a casa coi miei l’abbiamo visto davanti al portone d’ingresso, faceva una certa tenerezza. Lui era come se ci avesse sempre conosciuti. L’indomani avevamo capito che aveva deciso di stare proprio li, in quel cortile, davanti casa nostra, la sua residenza. A quel punto sarebbe stato ovvio decidersi se trattenerlo o scoraggiarlo e mandarlo via. Abbiamo deciso la prima opzione e gli abbiamo dato un nome. Non me ne voglia un noto cantante del tempo, ma l’abbiamo voluto chiamare ‘Bob Solo’… almeno sino a che non si fosse meglio integrato nel quartiere, perché c’è da dire che non lo tenevamo in casa. Pian piano è diventato del quartiere… aveva subito fatto amicizia col cane del secondo piano dello stabile dove abitavamo… nel giro di qualche settimana abbiamo tolto, ‘Solo’ e l’abbiamo chiamato Bob… Bob per qualche anno è stato il cane del nostro cortile… dispensava scodinzolii a tutti e noi eravamo più che contenti di averlo avuto tra di noi… purtroppo un giorno – credo siano stati gli accalappiacani – ce l’hanno portato via e non ne abbiamo saputo più niente.

Tissi è stata, invece, la cagnolina che è arrivata a casa nostra in piena estate. Ce l’ha regalata una vicina mentre stavamo in vacanza al mare… era una specie di volpino. Non ha faticato molto a stare bene con noi… I miei figli, allora piccoli, non le facevano mancare nulla, era un continuo scambio di tutto. Quando siamo dovuti rientrare in paese, si è dovuta adattare al nostro terzo piano e noi ci siamo adattati a lei. A dire il vero i bambini se la contendevano tra chi dovesse (persino) coricarsela all’insaputa di mamma e papà (che facevamo finta di niente)… la sua  era una gioia contagiosa. La porta d’ingresso che dava nel cortile rimaneva quasi sempre aperta per lei e quando doveva fare i suoi bisogni sapeva cosa fare: si metteva vicino alla porta dell’appartamento in attesa che qualcuno l’aprisse, al che scendeva e poi risaliva liberamente.

Libera lei, liberi noi, liberi tutti. Una stupida distrazione le è costata la vita… abbiamo ragione di credere che abbia assaggiato del veleno per topi che ha trovato nel giardino della costruente villetta di Cannatello… quella perdita l’abbiamo sentita tutti. Lei ancora adesso è seppellita nel nostro giardino e permane nei nostri cuori.

Zara, invece, arriva a villetta ultimata è figlia di una gravidanza di madre pastore e di padre imprecisato. E forse è stato questo che l’ha resa così originale, unica ed irripetibile. Del ‘pastore’ c’ha il pelo ma non il ‘vizio’. Non è cioè grande come sua madre che è di ‘razza’… è snella, veloce, affettuosa e socievole. Nel giro di poco tempo è sembrato che lo spirito di Tissi le abbia trasmesso l’aria che si respira nella nostra casa/famiglia. Ognuno deve sentirsi libero nel rispetto della propria natura e dell’altrui libertà. Inizialmente mi infastidiva portarla a guinzaglio verso il mare, ma lo facevo lo stesso anche se con dispiacere. Poi seguendo un programma televisivo sulla psicologia dei cani ho cercato di darmi una chance e di provare ad addestrarla per toglierle il guinzaglio. Credo che non averci messo tanto. Ogni pomeriggio me la portavo verso la spiaggia e se c’erano altri cani o persone la tenevo a guinzaglio, quando non c’era nessuno la lasciavo libera… cercando di tenerla più vicina possibile a me. Pian piano il guinzaglio non l’ho più usato. Lei mi ha percepito come ‘capo branco’ fidato e da quel momento non ho mai avuto problemi nel ‘farmi’ accompagnare durante le mie passeggiate solitarie.

La passeggiata quotidiana con Zara inizia coi preparativi… intanto è come se lei sapesse che prima di una certa ora non bisogna prepararsi il ‘cuore’… si gode, pertanto, il giardino e quando passa qualche ragazzo in moto o in bici mostra i ‘canini’ per marcare il territorio. Questo in verità lo fa se il cancello è chiuso, quando è aperto si astiene per evitare di terrorizzare più del dovuto i ‘malcapitati’ passanti. Intorno alle 17.00 inizia il rito. Le scarpette da ginnastiche sono il segno che si parte. Insieme facciamo da 8 a 10 km di passeggiata senza che nessuno abbia niente da ridire, eccetto qualche sapientone che conosce le leggi ed ogni tanto nella spiaggia semideserta mi ricorda che i cani vanno condotti a guinzaglio.

Su questo ho cercato di spremere dei pensieri che ogni tanto mi attraversano le meningi ed ho qualche riserva che anche i cani a mio avviso hanno. D’altronde chi sta coi cani impara anche dai cani il linguaggio dei cani. O no? Per quale motivo la spiaggia dev’essere fatta per gli uomini e non per i cani? È come se dicessimo che i cervi debbano lasciare le montagne e gli orsi il polo nord per consentirci di fare i turisti indisturbati. Il guinzaglio va usato quando il cane non risponde ai comandi e non quando rispetta le regole. E consultandomi coi cani che incontro sotto guinzaglio sento che la risposta è unanime: ci hanno incastrati. Il cane è diventato per molti un surrogato della propria solitudine, della difficoltà di relazionarsi e di scambiare col prossimo affetti e relazioni forti. Quanti dicono che darebbero la vita per il proprio cane di fatto dedicano la vita del cane alla propria vita… a volte segnata da ‘povertà’ anche comprensibili e giustificabili come la perdita di un familiare o l’impossibilità a dedicarsi ad un figlio che non c’è. L’altro giorno una ragazza col suo cane dal pelo lucido quando lo ha visto abbaiare nel locale dove si stava concedendo un minimo di relax le ha detto “Smettila… lo sai che non si abbaia, dimmi perché abbai”? …sento che il cane le abbia risposto ma la traduzione rimane un omissis.

Zara, sento che è una bestia rara. Il nome l’hanno scelto i miei figli e mentre inizialmente mi arrivava insignificante col tempo l’ho sentito familiare come tutti quelli che in qualche modo condividono con noi gioie e dolori ed anche con uno sguardo segnano quel passaggio che lascia la malinconia all’allegria… e Zara impersona proprio questo passaggio.

Nelle diverse gravidanze che l’hanno accompagnata in questi sette anni che sta con noi è riuscita a trasmetterci tanto ad iniziare dal rapporto con la prole. Quando il cane si rende conto che i cuccioli possono fare da soli tende a lasciarli andare. Riesce cioè a separarsi, a distinguersi e a vivere la sua vita che non può essere dedita per sempre agli altri ma solo per il tempo necessario e non più di quello. Noi invece tendiamo ad ‘anzianizzare’ la permanenza dei figli in casa facendo loro e facendoci noi, molto più male che bene. E quando arriva il tempo della separazione mentre per noi è drammatica perché educati a vivercela come una ‘tragedia’, per loro è una sorta di liberazione perché finalmente possono contare sulle proprie forze. Quante cose ci ha fatto vedere Zara che oggi sono per noi comportamenti quotidiani… stare bene con gli altri significa anzitutto stare bene con se stessi. Non si può vivere in funzione di… ma a partire da noi. E non è una lettura egoica questa, ma sana e lungimirante visione che ci permette di costruire relazioni/rapporti anche intra/familiari in cui ognuno è chiamato a fondare la sua vita partendo dal rapporto con se stesso… e poi con la famiglia, con la società e con un proprio progetto di vita che non venga inficiato da attese altrui, spesso, fuorvianti.

Angelo Vita

(Psicopedagogista – Docente di Filosofia e Storia)