L‘idea che in questo mio inizio di nuovo corso, per me, e non solo per me, ma anche per i ragazzi che mi stanno seguendo, è di non farsi ‘vorticare’ da modalità classiche di approcciare le discipline, almeno di quelle di cui sento avere la responsabilità. E per ovviare a questo ho cercato di chiarire quale sarà il territorio su cui coltivare i concetti che sottostanno alla Storia ed alla filosofia. Il libro di testo sarà un buon viatico che segnerà semplicemente il nostro ‘start’ ma non la corsa che prenderà vita a partire da ciascuna individualità presente in classe e che sarà spinta a ricercare e ad indagare i concetti a partire dal grado di interesse e curiosità che sapremo suscitare nel corso del quotidiano incontro che l’aula/classe ospiterà in presenza. Se sapremo dare valore e valenza a questa idea potremo riuscire a ‘piegare’ le discipline studiate al fenomeno vivo che ognuno di noi porta con sé in classe e fuori.
Le parole che sottostanno alle discipline ‘cucinate’ riguardano il concetto stesso di Storia, di Metastoria e di Crisi. È come un triangolo equilatero in cui la lunghezza di ogni lato si equivale. Non c’è pertanto una pregnanza di un concetto sull’altro ma tutti e tre hanno eguale valore. Certo che approcciare la storia senza tener conto del concetto stesso che contiene il sostantivo ‘storia’ potrebbe fuorviarci o comunque allontanarci dal percorso che vogliamo seguire secondo una logica che potrebbe sembrare apparentemente nuova ma che di fatto segue il corso della vita che la stessa parola sin dalle sue origini ha voluto tracciare.
Il termine Storia deriva dal greco, infatti il corrispondente latino historia deriva a sua volta dal greco ἱστορία (istoría) che significa indagine, cognizione, ricerca; inoltre esso ha la stessa radice ιδ- del verbo ὁράω(orao)= vedere, ed in senso lato, conoscere, sapere (che ritroviamo anche nel verbo latino v-id-eo e nel lemma id-ea). La storia pertanto è quello che vedo e quello che so. In questo senso i fatti e gli eventi che si succedono nel tempo e vengono raccontati in forma scritta rappresentano il contenuto stesso della storia, che risulta essere l’effetto di qualcosa che l’ha generato, che l’ha provocato e che di fatto devo indagare per comprendere a fondo il senso nascosto che li ha permessi. Andare in profondità è compito non più della storia ma della metastoria ovvero dell’altra parola che abbiamo messo sotto i riflettori e che se ci facciamo caso risulta essere decisiva per dare senso alle cause che hanno determinato ciò che vedo ed ancora non so ma posso sapere se non mi fermo alla storia ed ho l’accortezza di andare verso la metastoria che la incontro laddove i confini della storia si trasformano in soglie per farmi vedere ciò che di sommerso custodiscono i fatti che arrivano a noi solo come fenomeni, come ciò che appare e non come ciò che effettivamente sono.
Il termine Metastoria, pertanto, è ciò che sta al di là di quello che vedo e di quello che so… che evidentemente non è ciò che non esiste bensì la causa prima che ha mosso i fatti e gli eventi che ci vengono rappresentati per iscritto o in presenza. Voglio dire che se la storia è ciò che si vede e/o ciò che si sa è chiaro che la storia siamo anche noi in carne ed ossa che stiamo studiando i fatti che fanno parte delle tante storie antenate che insieme ci hanno portato ad essere ciò che in questo momento siamo e che possiamo diventare nella misura in cui diventiamo noi stessi motori metastorici e generatori di prospettive che non si alimentano a caso ma poggiano su pre-azioni che possono provocare azioni sempre più vicine alla vita che siamo ed abitiamo. Un esempio che in questo senso può aiutarci ad intendere il senso che diamo ai concetti stessi di storia e metastoria è sicuramente l’iceberg. Quello che vediamo fuori dalle acque non è più dell’8% mentre il sommerso contiene il 92% di ciò che c’è e non si vede. Ecco, la storia è come la parte emersa dell’iceberg mentre la metastoria è la sua parte sommersa quella a cui si è infranto per intenderci il ‘Titanic’… ora piegare la Storia alla nostra vita e spremerne il senso più profondo per noi potrà assumere un nuovo protagonismo tra i banchi in quanto i ragazzi potranno essere accompagnati a scoprire se stessi ovvero la parte ombra che non si riesce ad illuminare a giorno e che invece potrebbe dirci molto su ciò che ognuno di loro (noi) è nella sua ‘teofondità’. Dare senso al senso che la disciplina può trasmetterci dipende da noi e solo da noi… dall’approccio metodologico, dallo sguardo che intendiamo favorire accostando gli studenti alla disciplina.
Questo triangolo equilatero si completa inserendo un nuovo concetto che spesso è stato visto come uno spauracchio, come qualcosa da tenere lontano alla stessa stregua dello iettatore o della morte. Quando uno Stato attiva una ‘unità di crisi’ vuol dire che si è di fronte ad una emergenza che sarebbe stata bene non avere e di conseguenza la ‘crisi’ viene relegata al ruolo di cenerentola in attesa di un’improbabile miracolo che la possa eleggere a consorte del principe azzurro o comunque disinnescare del suo potenziale distruttivo. Tutto ciò che ha il sapore/sapere di una crisi viene visto come un fantasma che si aggira tra i nostri sogni al solo scopo di terrorizzarci. Ma è proprio così? Sono propenso a dire di no, perché sento proprio che sia una questione di punto di vista che negli anni si è caratterizzato come il male assoluto che i singoli ed ogni governo preferirebbero tenere lontano. Ma quali sono i natali, le origini, l’etimo del concetto di crisi che tanto ci allarma?
Il termine Crisi è una parola che deriva dal greco Krino (κρίνω) e che appunto significa mi distinguo, mi separo, decido, scelgo, risolvo e vinco. A me preme evidenziare che la crisi è una cosa che può essere foriera di novità, ed è lo strumento che ha la vita per crescere, per cambiare, per dare inizio ad un nuovo inizio. La crisi pertanto è tutt’uno con la vita. Se io credo di star male e voglio avere di più dalla monotonia quotidiana, da come mi relaziono a scuola coi compagni, con gli amici, devo attraversare la crisi, in quanto passaggio obbligatorio per transitare verso un nuovo punto di vista più vicino a ciò che solo io sono.
Gli alunni, che vivono in un mondo diverso rispetto a quello che noi adulti abbiamo vissuto alla loro età, ci spingono alla crisi… e vogliono distinguersi da una nostra esperienza storica che è stata buona per noi e che in parte o in toto non lo è per loro.
Entrando dentro la storia se non ci fosse stata la crisi dell’Impero Romano, noi europei non avremmo ereditato il cristianesimo, le lingue neolatine, il diritto romano, l’arte e la cultura di un mondo che ci ha abituati a rispettare le tradizioni dei popoli e dei territori che man mano venivano assorbiti dall’Impero. Se oggi l’Europa è un continente che a partire dalle diversità linguistiche e culturali e dalla propria unità politico-economica sta costruendo le basi per un futuro ancora più vicino ai suoi cittadini è perché quella crisi ha fatto nascere un nuovo modello di società che diversamente non sarebbe nato. È la crisi dei totalitarismi che ha contribuito a fondare società e stati a sfondo democratico… e per ritornare, magari solo per accenni, al significato che si attribuisce alla parola ‘crisi’ ritengo utile cercare di dare senso ai verbi che la identificano nel suo etimo greco che fa di Krino il:
mi distinguo: è la capacità di ‘distaccarsi’ dalle dinamiche presenti per andare oltre senza lasciarsi coinvolgere nei ‘vortici’ che le hanno generate;
mi separo: capacità di non con-fondersi con chi mostra un ‘disagio’ e di capire come intervenire sapendo di essere altro rispetto a chi mostra il problema;
decido: deriva dal latino, caedere (tagliare) e de (via); è la capacità di pervenire a un giudizio definitivo ponendo fine a dubbi e incertezze preesistenti, quindi prendere una decisione significa non esitare, mettere un punto ed assumersi di converso la responsabilità di ciò che si sta facendo;
scelgo: è la capacità di dare inizio al cambiamento. Scegliere in questo caso significa mettere in discussione l’esistente per dare vita a qualcosa di nuovo, quindi la crisi nel suo passaggio ci spinge ad andare oltre il problema e verso nuove soluzioni;
risolvo: dal latinoresolvĕre, composto da re- e da solvĕre ossia “sciogliere”, è la capacità di trovare una via d’uscita alla crisi o al disagio che ci troviamo a vivere in prima persona o nei contesti di vita sociale;
vinco: dal latinovinclum, legame, mettere insieme, è la capacità di compattarsi, di unire le proprie forze per comprendere il passaggio ultimato e intraprendere una nuova strada per affrontare nuovi problemi dopo avere superato il precedente.
Questa triangolazione che ho voluto presentare ai ragazzi nasce dalla curiosità di verificare l’etimo delle parole che sottostanno alle discipline da studiare e possono essere dei veri e propri volani per cambiare non solo il punto di vista su ciò che studiamo ma anche e soprattutto su ciò che ci viviamo.
Angelo Vita (Psicopedagogista – Docente di Filosofia e Storia)