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La lezione di Moro oggi, tra migranti e divisioni

pegasoPANIFICIO CANNATELLO

Quel 16 marzo 1978 appresi la notizia del sequestro di Aldo Moro in via Fani a Roma e la strage della sua scorta, dal giornale radio che veniva diffuso dalle automobili degli autisti di piazza,parcheggiate in piazza madrice,in attesa dei viaggiatori con destinazione Agrigento. Tornando in piazza dal quotidiano salto al bar di fronte piazza Carioli, luogo di regolare ritrovo di giovani e meno giovani, mi vennero in mente le modalità con cui il 5 settembre del 1977 venne sequestrato Hanns-Martin Schleyer, presidente della CONFINDUSTRIA tedesco occidentale. In quel momento non potevo sapere che anche Moro sarebbe stato ucciso dopo 45 giorni di prigionia,come Schleyer assassinato dopo 43 giorni e ritrovato anche lui,morto nel bagagliaio di un’automobile. Un dettaglio che non riuscii a trovare nella diffusa cronaca di quei giorni stracolma di analisi nei giornali. Ho pensato che fosse solo una mia impressione la apparente somiglianza dei due tragici avvenimenti. Oggi alla luce dei sempre maggiori approfondimenti potrebbe essere stata una sottovalutazione. Perché sembra che il presidente del Consiglio Nazionale della D.C. abbia ricevuto un paio di giorni prima l’informazione, su un’attentato ai danni di una grossa personalità politica in Italia, proveniente dall’intelligence palestinese. Sui misteri del caso Moro, come sugli altri terribili, avvenuti in quegli anni, la partita è ancora aperta. Qui, molto modestamente, ci si chiede se c’è una eredità ancora attuale nelle opere e nella personalità dell’ uomo. La politica, la filosofia, il suo pensiero. Moro ammetteva di essere soprattutto un professore. Secondo la pubblicazione ed. paoline di Danilo Campanella,quando negli anni settanta circolava la proposta di rinunzia,per un politico,a ogni incarico accademico o professionale,Egli avverti che avrebbe informato il parlamento che la sua vocazione era fare il professore. Infatti continuo a fare lezione anche da ministro degli esteri e non fu’ un ministro qualsiasi.

Gli alunni lo consideravano un modello, nulla a che vedere con il discredito di oggi per cui questo elemento meriterebbe una riflessione.

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“Compito dei politici,secondo Moro, sarebbe stato favorire l’integrazione dei popoli in un’ottica di universalismo politico” Dall’esame del suo operato e della sua riflessione sul ruolo dell’ONU troviamo la tutela della persona e dei suoi diritti. “ la concezione per una società sostenibile a misura ‘uomo”. Da qui il suo impegno per l’introduzione dell’educazione civica nelle scuole.

Devo ammetterlo mi manca l’autorevolezza della lezione sul coinvolgimento dei corpi intermedi e sulla capacità del Parlamento interpretare i cambiamenti nella società civile attraverso il dialogo, in un epoca di sordi e spenti mestieranti con la presunzione di avere la formula giusta, che cambiano opinione ad ogni stormir di fronda.