Nella giornata di ieri, i Carabinieri della Compagnia di Licata hanno arrestato un 31enne licatese per coltivazione di sostanze stupefacenti poiché hanno trovato, nelle pertinenze della sua abitazione, una vera e propria piantagione con circa 180 piante di cannabis pronte per l’essiccazione.
Si intensificano i controlli dei litorali costieri, anche al fine di vigilare sulla diffusione del contagio. Per questo motivo i militari della Sezione Operativa della Compagnia di Licata, ieri pomeriggio, stavano pattugliando in borghese su auto civetta, le spiagge per prevenire eventuali assembramenti. Ad un certo punto, mentre scrutavano i villini che si affacciano sul lungomare, hanno notato qualcosa di anomalo sul retro di una delle case. Hanno così deciso di approfondire. Il proprietario dell’abitazione, quando ha capito che si trattava di una vera e propria perquisizione, si è dimostrato subito inquieto ed esitante, rafforzando così i sospetti dei Carabinieri. Dalle stanze della casa, in particolare dalla camera da letto del 31enne, che sembrava essere un “insospettabile”, sono cominciati a saltare fuori semi di cannabis, un bilancino e alcune dosi di “erba” già confezionata, tanto da far immaginare ai militari un viavai di potenziali clienti in casa. La perquisizione si è estesa fino al terreno agricolo collegato all’abitazione, in contrada Caduta, dove i militari hanno scoperto una vasta piantagione di cannabis, attrezzata con impianti di illuminazione ed irrigazione: ben 180 piante già cresciute anche fino a un metro e mezzo e pronte per essere essiccate, oltre a 500 grammi di stupefacente già pronto per la distribuzione al dettaglio.
I Carabinieri hanno estirpato e sequestrato tutte le piante. Dopo le analisi di laboratorio per capire il principio attivo dello stupefacente, queste verranno distrutte. In tutto, si tratta di oltre 20 chili di stupefacente che, sulla piazza, avrebbe fruttato oltre 10 mila euro. Per l’uomo sono scattate le manette, con l’accusa di coltivazione di sostanze stupefacenti. Il 31enne è ora agli arresti domiciliari in attesa dell’udienza di convalida.