Il Vicepresidente ed Assessore all’Economia della Regione Siciliana Gaetano Armao ha partecipato per il Governo regionale ieri mattina, ad Agrigento, alla commemorazione per i trent’anni dall’uccisione per mano mafiosa del maresciallo Giuliano Guazzelli. Servitore dello Stato di elevatissime qualità professionali ed umane, Guazzelli fu impegnato in delicate attività investigative in aree caratterizzate da alta incidenza del fenomeno mafioso.
“Commemoriamo oggi, a 30 anni dall’agguato in cui perse la vita, insieme al Comandante dell’Arma Gen. Teo Luzi, il Maresciallo Guazzelli, investigatore esemplare e carabiniere coraggioso che, nonostante fosse già in età da pensione decise di restare a combattere la Mafia – soprattutto quella agrigentina – pagando purtroppo con la vita, come il giudice Livatino, questa sua determinazione. Grazie al sacrificio di uomini come Guazzelli, come Livatino e le tante vittime di mafia della nostra Sicilia, l’Isola è più libera e può guardare al suo futuro, ma la lotta alla mafia non è finita! La lotta deve proseguire con i comportamenti di ciascuno di noi, rigettando e rifiutando ogni scorciatoia contro la legalità. Il percorso di riscatto della Sicilia passa per il rispetto delle leggi e per un’economia pulita, che possa dare risposte ai tanti giovani che oggi, purtroppo, sono costretti ad andar via, ma che attraverso gli investimenti e le realizzazioni che si stanno mettendo in campo possa dare futuro e di certezza.”. Così il Vicepresidente Armao, ricordando la figura del Maresciallo Guazzelli.
Nato in provincia di Lucca il 6 aprile 1934, Giuliano Guazzelli divenne Carabiniere nel 1954. Trasferito in Sicilia, dove si sposò ed ebbe tre figli, fu anche collaboratore del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, al seguito del quale indagò sul clan dei Corleonesi, divenendo un profondo conoscitore del fenomeno mafioso. Nonostante l’età pensionabile e le numerose intimidazioni ricevute nel corso della sua carriera, il maresciallo Guazzelli decise di dare il suo contributo da servitore dello Stato ben oltre i limiti di servizio imposti dall’età, cadendo purtroppo vittima di un agguato mafioso, avvenuto il 4 aprile 1992 ad Agrigento sul viadotto Morandi, a lui successivamente intitolato nel 2017. Di lui, si ricordano i valori di uomo ed eroe della legalità, la sua competenza professionale e le sue doti umane.