Scrivo di impulso, dopo aver visto on demand la trasmissione Quarto Grado la quale costantemente, con giornalisti che spuntano fuori all’improvviso, si interessa della scomparsa di Gessica Lattuca. Ma dopo quello che è stato detto su Favara, sebbene per mia scelta etica non abbia voluto scrivere molto sul caso di Gessica, non posso non intervenire. Scriverò di getto, senza rileggere…perché ogni errore è intriso di rabbia e sgomento!
Non esiste un’unica angolazione. Esistono le prospettive. Esistono i punti di vista. Esiste- sebbene negli ultimi mesi ne siamo sempre meno certi con una politica che strizza l’occhio al terrore- il rispetto delle opinioni diverse. Esiste la possibilità di raccontare una vicenda dall’angolazione che meglio ci piace, non sempre rispettando il criterio della verità ma solo quello della verosimiglianza, che è- in quanto tale- da verificare e da non accettare per verità assoluta. Esiste, infine, il contraddittorio, la possibilità di replica. Il confutare una tesi, attraverso l’antitesi, per arrivare alla sintesi. E, dunque, alla verità empirica poiché verificata. Esiste, la dignità di un popolo, quello favarese composto da circa 33.000 abitanti, che vuole replicare. Che non ci sta- e non può starci- dentro panni ostili, infilati a forza da programmi televisivi come Quarto Grado, odoranti di omertà, degrado e, dopo ieri, anche di prostituzione.
C’è una famiglia, quella di Gessica Lattuca, che all’alba di ogni giorno- o forse anche prima- viene assediata da telecamere nazionali e da giornalisti pretenziosi che pensano solo a fare “share” incuranti che, i microfoni che puntano addosso come spade affilate, sconquassano nel profondo mamma, fratello, compagno, amici e soprattutto i quattro bambini di Gessica Lattuca, depredando quello che rimane dopo 75 giorni di silenzio. E cioè solo dolore, appropriandosi anche di questo come iene davanti a carcasse desertiche! Ci sguazzano questi giornalisti a dire che Favara è terra di omertà, degrado e prostituzione.
Che a Favara nessuno sa chi è il “Cardillo” delle scritte rosse sul muro di cemento armato. Che a Favara ci sono donne che si danno via per pochi euro- come riportano i programmi televisivi- e che sono pure brave, magari! Che Favara, terra di Gaspare Ambrosini e di Antonio Russello, è solo quella delle immagini vergognose di telecamere come quelle di Quarto Grado. Ed invece noi di Favara non siamo omertosi, perché vi stiamo rispondendo! Perché urlando, e non solo metaforicamente, attraverso i giornali online, i Social e nelle piazze, vi stiamo dicendo che vi sbagliate!
Perché io in primis, come giornalista e operatore culturale ma, dopo la trasmissione di Rete quattro, soprattutto come DONNA mi sento offesa, sdegnata, vilipesa e disgustata! Lesa nella mia qualità di donna in un paese, come il mio, che ha eletto- finalmente un sindaco DONNA! Perché, ogni giorno, ognuno dei 33.000 abitanti lotta- consapevole o meno- per cambiare la nomea di Favara uguale mafia, retaggio di un tempo lontano che- fidatevi- non ci fate dimenticare mai. Ne paghiamo il prezzo, costantemente ovunque andiamo!
Allora vi dico- da chi cerca di cambiare questa terra, granello dopo granello, giorno dopo giorno nel suo piccolo- Favara non è prostituzione. Favara è Bellezza! Favara non è omertà. Favara è rumoroso cambiamento continuo! Favara non è degrado. Favara è voglia di lottare ogni giorno e viverla assaporando i suoi continui cambi d’umore!
Basta offendere un’intera popolazione perché fa scalpore avere la pretesa di aver scovato un paese di provincia additabile come il più desolante e corrotto di tutta Italia! Non vogliamo microfoni e grandangoli puntati addosso macchiati di falsità. Ma, anzi, fate il vostro lavoro aiutando a ritrovare Gessica Lattuca per restituirla ai suoi cari!