Salta il consiglio comunale, la cronaca dello svolgimento racconta che i numeri della maggioranza non sono usciti nella ruota di piazza Cavour perché sembrerebbe che i consiglieri di nuovo conio, non convinti dalla bontà dei provvedimenti, abbiano preferito l’antica pratica del entra-esci, un modo per essere diversamente presenti e confermare che hanno le idee alquanto confuse e non si fidano a votare.
E se non si fidano loro, che almeno si parlano, figurarsi il cittadino che vorrebbe essere rassicurato sulla necessità dei provvedimenti, della loro legittimità e magari che vengano licenziati nell’interesse generale.
L’anno si chiude come si è aperto, che per una delle vie della provvidenza, che com’è noto sono infinite, i non addetti ai lavori, cioè noi, riuscissimo a capire dove và la città, dal momento che la politica non riesce a farsi capire.
Senza gloria e senza infamia una risacca che si muove sul bagnasciuga nel mare calmo di un dicembre assolato e tutto sommato triste. Dove non si avverte il senso di comunità e non si colgono obiettivi collettivi,dove diminuiscono gli spazi di partecipazione e aumenta la diffusa sensazione della sua inutilità.
La gente diffida dei partiti che a loro volta cambiano nome non potendo riuscire a comunicare il loro progetto con il vuoto di un depresso entusiasmo che alimenta la distanza piuttosto che eliminarla.
L’allarme lanciato da due operatori politici locali sulla faticosa tenuta fin qui degli “ambulanti” che pagano i tributi lancia il focus sulla solitudine con cui quotidianamente ciascuno è costretto ad affrontare la fatica di resistere senza una meta collettiva per cui continuare nella convinzione di poterne uscire insieme.
Siamo al “io speriamo che me la cavo” del celebrato film perché non si riesce a capire se c’è una strategia nella maggioranza consiliare per la città. Nella minoranza che dovrebbe tentare di riconquistarla questa maggioranza se riuscisse a ritrovare la sua base sociale dandole una rappresentanza non occasionale.
Chiudiamo l’anno con una recente elezione delle Istituzioni Regionali e apriremo il nuovo con le elezioni politiche parlando dei massimi sistemi come se questa città fosse altrove e non nello stesso paese che vorremmo migliore. A furia di non vedere l’insieme delle urgenze finiremo per rendere inutile le nostre eccellenze che chiedono una guida e un percorso altrimenti la rassegnazione ci sovrasterà e l’anno che verrà non avremo tre volte Natale.