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Favara: polvere di 5 Stelle

pegasoPANIFICIO CANNATELLO

Per quanto lo scetticismo sull’esito della sfiducia alla Giunta Alba accompagni le ore che separano il pronunciamento del Consiglio Comunale, il tema sulla crisi del M5S in città è tutto li che aspetta di essere spiegato.

Non soddisfa la teoria secondo cui i consiglieri comunali, come i capponi a Natale, eviteranno di farsi invitare al pranzo di fine mandato;

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Nemmeno la sua cacciata soddisfa. Essa coprirebbe  per via della ricaduta sulla città, per l’avvento del commissario fino a nuove elezioni,con una coltre di polvere, il ritorno alle originarie attitudini che i singoli e/o gruppi possedevano ancor prima di irreggimentarsi nel movimento che trasformando il paese avrebbe migliorato anche loro per la causa del bene comune.

L’attitudine di che trattasi è quella tanto diffusa secondo cui se il pallone è anche mio, vorro’ giocare tutta la partita altrimenti tendero’ di portare via il pallone.

Invece di dividersi tra lealisti e controrivoluzionari il popolo del movimento dovrebbe cercare di rispondere alle domande: come mai una spaccatura assai grave nel Consiglio Comunale a maggioranza 5S non richiama l’attenzione di soggetti mediatori tra le parti che rivendicano ambedue l’appartenenza al movimento?

Perché l’accusa di violare le regole del movimento 5 stelle che si scambiano le parti non produce l’uscita di alcuno dal movimento?

Non sarà l’impopolarità dell’amministrazione in città che puo’ aver prodotto lo scontro. Tutte le amministrazioni sono state presto o tardi impopolari e al turno successivo riabilitate.

Le procedure dei 5S avrebbero aperto consultazioni, tentato di coinvolgere i cittadini e invece niente. Avviene tutto in una ovattata interazione di accuse tra addetti ai lavori.

Lo scontro di potere tra chi sta dentro e chi sta fuor a tutti i livelli,  paralizza il movimento impegnato nell’assestamento di incarichi, (chi andrà al posto di Cancellieri al Consiglio di Presidenza dell’ ARS?),mentre stanno perdendo la Città di Favara celebrata all’epoca come la presa della Bastiglia,quanto adesso alla ghigliottina hanno decapitato un patrimonio di entusiasmo che ha avvicinato molti giovani alla politica con speranze mal riposte in una  formazione raccogliticcia senza la passione per la politica che hanno deprecato e di cui hanno tanto bisogno per la formazione di una classe dirigente.

La  futuribile, temuta o auspicata ,secondo taluni,intesa con il PD in sede locale potrebbe diventare un modo per differire l’analisi sui bisogni reali della Città, di quel che resta del settore dell’economia,dei bisogni dei cittadini del loro lavoro che cambia, ma soprattutto manca, in presenza di una acritica rivisitazione degli obbiettivi irrealistici di questa consiliatura e delle condizioni della sola finanza locale, che oggi appare aggravata piuttosto che avviata a risanamento.

Rischierebbe di presentarsi come l’intesa tra sopravvissuti per continuare a galleggiare sperando che la corrente possa trasportarli aldilà del guado senza affrontare i nodi strutturali che condannano la città al depauperamento inarrestabile.

Nessuna alleanza potrebbe sopravvivere con programmi faraonici al servizio di carriere politiche che non lasciano traccia del loro passaggio. Nessun rilancio della città senza la ricognizione delle sue criticità e una classe politica che possa interpretarle nella fatica del percorso di riscatto.

L’alternativa tra un burocrate regionale nominato commissario che non risponde alla città e una  politica senza responsabilità nei confronti dello stato in cui versa la città è una condizione che neppure noi impenitenti individualisti meritiamo di avere.

Eppure e li’ che siamo finiti.