Un commerciante dopo essere stato multato con la chiusura di 30 giorni, scrive una lettera per manifestare tutta la sua sofferenza per come vanno le cose nel nostra città. Una lettera dai toni forti che racconta l’altra faccia di un paese, un paese che sta soffrendo su tutto, anche sui cittadini. Ormai non è soltanto la paura del Covid-19 a regnare ma un problema altrettanto allarmante: IL COLLASSO ECONOMICO!!. Una situazione di costante preoccupazione che si capisce nella lettera.
E’ questa la disavventura capitata al padre di famiglia Davide Lentini che gestisce un bar in corso Vitt. Veneto a Favara.
Per la nostra rubrica Riceviamo & Pubblichiamo ospitiamo la lettera del commerciante favarese.
Buongiorno a tutti, io sono Davide Lentini, il proprietario del locale Barone Rosso, attività chiusa per 30 giorni mercoledì scorso per non aver rispettato il DPCM.
Sono qui a scrivere queste righe poiché dalla chiusura del mio locale ho notato che molte persone si sono sentiti in dovere di scrivere sui vari social parole denigranti su di me inerenti a questa vicenda.
Inizio col dire che non sono qui per parlare di politica. Ho il mio pensiero come tutti, ma rimane mio e rispetto quello degli altri.
Quindi non parlerò di governo nazionale o locale.
Non voglio parlare nemmeno di covid. Anche su quell’argomento ognuno di noi ha la propria visione e le proprie informazioni e, come detto poco fa, io ho il mio pensiero e rispetto quello di tutti.
Sono qui solo nella veste di proprietario e gestore di un locale sanzionato perché è stato trovato in difetto rispetto alle vigenti norme.
Volevo informare a tutti coloro che si sono sentiti in dovere di offendere e screditare un lavoratore, che dietro ad un proprietario di un locale, ormai smantellato dalle restrizioni, c’è un padre di famiglia.
Un padre che non percepisce reddito di cittadinanza ne stipendio fisso.
Un padre che pur di raccogliere 20.00 euro (perché di questo si tratta) in più da portare a casa alla propria famiglia lavora 18 ore al giorno ed è costretto a rischiare sanzioni pur di riuscire a portare qualcosa a casa.
La gente fa notare che l’asporto era autorizzato in date ore… bene, lo so. Ma la gente non sa che per arrivare a “sgarrare” vuol dire che ho già provato per un periodo a fare solo quello e non si è visto l’ombra di un centesimo. Per abitudine clientelare e conformazione del locale.
Alcuni parlano di ristori. I ristori sono stati pochissimi per coprire le spese sia di affitto, luce, merce ecc. È inutile fare conti.
Inoltre pur avendo dato a qualcuno un’ impressione di ribellione, spavalderia e anarchia voglio dire a questo qualcuno che mi sono trovato a manifestare contro le restrizioni in passato!
Ma l’ho fatto in piazza, non nel mio locale!
Mi guarderei bene dal farlo.
Lo stare aperto e rischiare il tutto per tutto era dettato semplicemente dalla FAME!
Ho lavorato con la paura come se stessi delinquendo!
Ho i nervi a pezzi da quanti sussulti ho preso ad ogni volta che sentivo il rumore della porta che si apriva!
E anche ad apparire debole (ormai non importa più) ho versato lacrime per i problemi che ho avuto.
Non ho organizzato una gioviale grigliata ne una festa di compleanno, mi sono solamente prolungato, sconfinando l’orario delle restrizioni per riuscire ad affrontare con le proprie forze quello che è necessario per la mia famiglia.
Dando la possibilità di far stare qualche minuto supplementare i miei clienti ho provato a racimolare qualcosa in più da portare a casa.
I miei clienti, che ringrazio infinitamente, si trovavano lì non solo per una questione ricreativa, ma anche per supportare la mia attività e la mia famiglia.
Ho sbagliato ad andare fuori dell’orario delle restrizioni? Certo!!!
Lo rifaresti?…… Lascio a voi la risposta.
Io voglio dire alla gente che mi attribuisce “incoscienza”, “insensibilità”, “spavalderia” e “anarchia” di informarsi prima di scrivere su quella tastierina cosa c’è dall’altra parte dello schermo, di avere più empatia per tutti gli altri esseri umani soprattutto in un momento storicamente così delicato.
E voglio dire inoltre di evitare di promuovere una guerra tra poveri.
Io ringrazio le persone che mi hanno difeso sui social e a chi mi ha dato qualche parola di conforto.
Voglio dire alle persone che invece continuano ad attaccare che non ce l’ho con loro, ma le prego di contattarmi in privato per conoscere i dettagli, che fornirò con piacere, sulle motivazioni di PRIMA necessità che possano portare una persona ad andare incontro a salate sanzioni.
Sappiate, infine, che non sono le vostre parole a ferire un genitore lavoratore, ma la freddezza del vostro crudele pensiero.