Mancano oramai appena dieci mesi e pochi giorni spiccioli al rinnovo quinquennale delle cariche elettive di sindaco e consiglieri del Comune di Favara.
La Città si trova al momento con una delle peggiori crisi amministrative degli ultimi quattro anni: a) la bocciatura dell’aumento delle bollette dei rifiuti della nettezza urbana; b) la disapprovazione del ricorso agli “estremi di urgenza” della proposta ( in pratica la riproposizione dello stesso punto della precedente seduta del consiglio comunale) dell’aumento della Tari; c) il sacrosanto diritto dello sciopero degli operatori ecologici che da due mesi non ricevono lo stipendio e di, conseguenza, un paese al bordeline di un’epidemia igienico-sanitaria che ha fatto intervenire persino le massime Autorità provinciali.
E, come se non bastasse le dimissioni dell’assessore Miceli che, a causa della prese di distanze dalla civica Amministrazione del consigliere Tonino Scalia, ha ritenuto opportuno chiudere la sua breve esperienza di componente della giunta pentastellata del sindaco Anna Alba.
Il giudizio sul governo “ Cinquestelle” lo daranno, al momento opportuno i cittadini-elettori che nel 2011 hanno inondato di consensi il MoVimento di Peppe Grillo.
È sotto gli occhi di tutti, tuttavia, la fallimentare esperienza del governo della Città che, non solo, non è riuscito a portare a compimento nessuno dei cinque (tante quante le stelle del simbolo) punti del programma elettorale del 5 giugno 2016, ma, addirittura, ha determinato una spaccatura verticale tra il deputato locale (ed i suoi consiglieri comunali) e il primo cittadino (ed i suoi consiglieri comunali).
Tutto ciò – da circa tre anni – ha spazzato via la maggioranza assoluta pentastellata (14 componenti su 24), costringendo il sindaco alle più strane acrobazie al fine di trovare i “numeri” per ricomporre una maggioranza che, di fatto, non ha mai avuto.
La stessa ricerca spuria di alcuni eletti del popolo, non ha sortito effetti positivi.
Il galleggiamento, insomma non ha sortito gli effetti sperati, se si esclude bocciatura della mozione di sfiducia.
Oggi il sindaco non dispone, dunque, di una maggioranza per governare la Città.
Allora che fare?
A mo’ di esempio, provo a fare alcune ipotesi che si potrebbero tecnicamente fare:
il sindaco ricompone il quadro iniziale, mettendo fine alla diaspora interna e forma una nuova giunta comunale;
Il sindaco nomina una nuova compagine amministrativa di minoranza, ricorrendo alla logora ed usurata tecnica “c’è un posto a tavola per te”;
Il capo della civica Amministrazione lancia un forte allarme ed un appello alla gente di buona volontà, alle donne e agli uomini di cultura, delle associazioni che, a diverso titolo, operano sul territorio, chiamandoli a governare l’Ente locale, nel tentativo di salvare il salvabile;
Il primo cittadino azzera l’esecutivo in carica e chiama a collaborarlo gente di grande esperienza politico-amministrativa, capace, di avviare un un nuovo percorso politico-amministrativo, dando vita ad una giunta di “salute pubblica”.
Non ho – e non a caso – parlato di programmi, di ciò di cui Favara ha bisogno perché ritengo che questo debba avvenire in sedute pubbliche, dove tutti i cittadini che vorranno, potranno dare il loro contributo di idee.
L’unica cosa che non bisogna fare è continuare così come si è sinora fatto: sarebbe un crimine!
In quest’ultimo caso, la cosa che occorrerebbe fare sono le dimissioni del sindaco.
Rosario Manganella