Primo piano

“Ci meritiamo davvero tutto questo?”

pegasoPANIFICIO CANNATELLO

La nostra generazione é globalizzata, siamo diversi dai nostri genitori. Loro ascoltavano musica prettamente italiana, noi possiamo facilmente digitare play su un artista inglese tranquillamente da Youtube. Non meritiamo la Brexit, i muri di Calais, di Tijuana. Nel nostro lessico ci sono troppe parole straniere: spoiler, spam, escamotage, movida, menú, brand, workshop, welfare, know-how, skills, potremmo continuare all’infinito.

Ormai fanno parte anche nel modo di pensare, anche per questo non siamo solo italiani, siamo tante altre nazionalità. Vediamo serie tv americane, inglesi ecc. Guardiamo Netflix, postiamo foto su Instagram, ci informiamo su Facebook, ordiniamo da mangiare su Justeat, viaggiamo su Uber, compriamo su Amazon. Per noi é la cosa piú semplice del mondo viaggiare, prenotare un volo low cost, ecco un’altra parola straniera entrata nel vocabolario globalizzato. Siamo connessi col mondo intero e pensiamo ancora di essere confinati ad un’isola o una singola nazione. Ci lamentiamo dell’immigrazione, tuttavia la nostra civiltà ne ha bisogno per rigenerare le ruggini di una politica antica, poco aggiornata sui fatti che succedono. Se sui telegiornali passa poco di quanto accade, perché no in Kenya o in Nigeria, anche li succederá qualcosa. È colpa di  chi ci vuole provinciali, disinformati; in altre parole, tutto il contrario di quello che merita la nostra generazione.

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Massimiliano Giglia