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Cambia denominazione piazza della Vittoria. La giunta municipale la dedica al Perlasca di Favara Calogero Marrone

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Cambia denominazione piazza della Vittoria dove fino a sessant’anni fa vi si affacciava il carcere mandamentale recentemente ristrutturato e ormai in grado di essere restituito ad una fruizione sociale. Con delibera della giunta comunale del 18 marzo scorso, cancellato il vecchio toponimo, la piazza è stata dedicata a Calogero Marrone, riconosciuto “giusto delle Nazioni” avendo con la sua attività di responsabile dell’ufficio anagrafe della città di Varese rilasciato centinaia di carte di identità contraffatte per consentire ad ebrei e perseguitati del regime fascista di riparare in Svizzera. Marrone, nato a Favara nel 1889, si era trasferito nella cittadina lombarda nel 1931 per sfuggire alle persecuzioni del regime portando con sé la famiglia composta dalla moglie e quattro figli. Conosceva il mestiere perché simile attività aveva svolto nel Comune di provenienza. Il suo gesto, però, non passò inosservato e a seguito di una “soffiata” venne prima arrestato e poi deportato nel campo di concentramento di Dachau in Germania dove morì nel febbraio del 1945 quando stava per sorgere il sole della libertà. Paradossalmente di Marrone si è cominciato a parlare negli anni novanta del secolo scorso allorché si affacciò nel panorama politico nazionale il senatore Umberto Bossi la cui moglie, Manuela Marrone, era sua nipote diretta. La richiesta di intitolare la piazza a Marrone è stata inoltrata dal presidente dell’“Istituto Marrone” Rosario Manganella e dal presidente della locale sezione dell’Anpi Carmelo Castronovo. “Una richiesta – dicono i due promotori – subito accolta dal sindaco Antonio Palumbo che l’ha presentata alla giunta che l’ha fatta propria all’unanimità”. L’eco di questa decisione è arrivata anche a Varese che di Marrone conserva la memoria tanto da avere posto una targa sulla cinta della casa di via Sempione dove abitò fino al giorno del suo arresto e un’altra all’interno del Palazzo di Città dove, tra l’altro, si può leggere che “operò clandestinamente per salvare i fratelli ebrei dalla ferocia nazi-fascita”.

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