Favaraweb

Breve riflessione sull’invito di Mattarella a partecipare al prossimo voto del 4 marzo.

 

 

Due premesse per evitare di essere frainteso:

La prima è che condivido totalmente, senza se e senza ma, che tutti i cittadini, salvo rare eccezioni di impedimento, (ma perché un cittadino italiano solo per il fatto di lavorare in una città italiana, ma lontana da quella di residenza, non può votare, mentre può farlo chi risiede all’estero?) possano e debbano votare partecipando così attivamente alle scelte e alla vita democratica del proprio paese;

la seconda è che condivido e apprezzo la scelta del nostro Presidente Mattarella di nominare Senatrice a vita Liliana Segre, oggi 87enne, ma che all’età di 13 anni era rinchiusa nel capo di concentramento di Auschwitz colpevole solo di essere figlia di genitori ebrei.

Ma fatte le premesse, desidero, molto sommessamente, fare alcune considerazioni sull’appello fatto dal nostro Presidente Mattarella ad esercitare il diritto-dovere del voto.

Non perché non condivida il suo appello, ma solo perché ritengo che un altro appello andava fatto anche al Parlamento italiano nel momento in cui si apprestava a votare l’attuale legge elettorale, con la quale voteremo prossimamente, ovviamente parto dal presupposto che le sue parole incidono molto di più delle mie, anche e non solo, per il suo prestigioso ruolo.

Il presidente della Repubblica perché ci chiede di andare a votare? Perché, ci ricorda, che è un nostro dovere civico, che la democrazia senza la partecipazione perde il suo valore e poi muore.

E lui ha ragione.

Ma prima di indicarci la strada del nostro dovere civico, penso che avrebbe dovuto indicare, anche al nostro Parlamento, la strada della democrazia e quale sia il ruolo dei nostri rappresentanti nell’esercizio della loro funzione.

Avrebbe dovuto scrivere a ciascun deputato e senatore una lettera per ricordare loro il compito che dovrebbero assolvere, grosso modo così concepita:

caro legislatore, ricorda di fare una legge elettorale che serva intanto a poter scegliere e dopo a non confondere il cittadino;

caro legislatore ricordati di approvare una legge elettorale che dia un governo, non un pasticcio;

caro legislatore ricordati di approvare una legge che premi i migliori e non inviti i peggiori alle ammucchiate e averla ancora vinta.

Invece, il Parlamento ha approvato una legge che convince il maggior numero di cittadini della loro inutilità: la mia scheda non conta perché andare a votare?

Una legge che non solo non fa vincere nessuno ma convoca i perdenti sul barcone del governo, a prescindere da qualunque merito, idea, proposta, reputazione.

E’ un diritto votare; è un dovere scegliere. Se però la mia scelta è inibita nei fatti, il mio diritto si infragilisce e comincia a perdere peso e la democrazia viene svuotata del suo valore.

Proprio come ci ricorda, però rivolgendosi ai soli cittadini, il presidente della Repubblica. Peccato.