Un caso di corruzione proprio nell’Ufficio della migrazione diventa anche un caso di quello che noi dello “Sportello dei Diritti” abbiamo più volte soprannominato razzismo istituzionale elvetico. Dopo il giro di permessi falsi scoperti di recente in Canton Ticino, proprio il direttore del Dipartimento delle Istituzioni svizzero Norman Gobbi nel denunciare la situazione che vive il cantone, ha rilasciato una dichiarazione shock al quotidiano «Tages Anzeiger» che ove confermata, sarebbe l’ulteriore prova dello speciale trattamento intollerante che vivono i nostri connazionali in Svizzera. Sono queste le parole virgolettate che compaiono nell’intervista dopo che gli sarebbe stato chiesto se non fosse stato troppo facile dare la colpa a uno straniero (tra l’altro naturalizzato): «No, è stato un errore quello di assumere un italiano, soprattutto per l’Ufficio della migrazione. Questo per me non è accettabile. Non ho mai sentito di uno svizzero che lavorasse per le autorità italiane. Ecco perché mettiamo a disposizione del nostro dipartimento prevalentemente personale svizzero nato qui o naturalizzato». Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta di dichiarazioni inaccettabili che provengono da chi è a capo di istituzioni che hanno a che fare col fenomeno delle migrazioni e che per loro natura dovrebbero svolgere un servizio senza preconcetti e pregiudizi. Ancora una volta, nell’ottica di vicinanza ai migliaia di nostri connazionali che risiedono stabilmente nei cantoni elvetici o che fanno una vita quotidiana da transfrontalieri costituendo una fondamentale forza lavoro per le imprese d’Oltralpe, chiediamo l’intervento delle Nostre, a partire dalla Farnesina che attraverso la rappresentanza diplomatica in quel paese dovrebbe ufficialmente stigmatizzare il comportamento o pretendere una smentita inqualificabile del consigliere di stato svizzero e a verificare attraverso un’approfondita indagine se gli italiani vengono discriminati nei provvedimenti dell’autorità.