Leggendo i quotidiani apprendo che a Castelvetrano in provincia di trapani, i commissari straordinari, inviati dal ministero dell’interno dopo lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, scoprono un buco di alcuni milioni di euro.
Un buco dovuto a un’evasione di massa “legalizzata” per tributi non pagati, mancata riscossione che sarebbe pari al 65% e riguarda tributi e imposte comunali non versate dal 2012 al 2017 ma non ancora in prescrizione, ma sicuramente anche anni precedenti non più riscuotibili.
Ovviamente immediato il pensiero al comune di Favara per la similitudine economica, a maggior ragione dopo il parere negativo, con motivazioni pesanti, dato dai revisori dei conti al Bilancio stabilmente riequilibrato per l’esercizio 2016, schema di bilancio pluriennale 2016-2018, documento unico di programmazione, relazione integrativa al bilancio e modello F, che a rigore di legge doveva essere approvato entro tre mesi dall’insediamento dei nostri commissari, nominati dal Presidente della Repubblica a seguito del dissesto dichiarato da questa attuale amministrazione, con la motivazione che il bilancio non poteva essere riequilibrato e che così si riteneva tracciare una linea di netta demarcazione tra le precedenti amministrazioni e quella a 5 stelle eletta nel lontano giugno 2016.
Per prima cosa i revisori prendono atto che il Responsabile dei Servizi Finanziari con nota prot. n. 2840 del 17.01.2018 relativa a “Comunicazione squilibrio di bilancio 2017” la quale dà atto dell’impossibilità, contrariamente a quanto prospettato nell’ipotesi di bilancio annualità 2017 ed approvato in giunta il lontano 07/08/2017 (in esame dei revisori), di raggiungere gli equilibri di bilancio per un importo presuntivo di € 1.012.765,00.
Scrivono i Revisori, che lo scopo, per legge, di un bilancio stabilmente riequilibrato è quello di elaborare un piano capace di rimuovere le cause strutturali della crisi, in modo da conseguire un pareggio economico e finanziario in grado di rendere possibile la copertura finanziaria dei servizi indispensabili.
Pertanto in base al disposto normativo di cui all’art. 259, co. 1-ter, secondo cui: “Nel caso in cui il riequilibrio del bilancio sia significativamente condizionato dall’esito delle misure di riduzione di almeno il 20% dei costi dei servizi ………… , l’ente può raggiungere l’equilibrio,……. comunque entro cinque anni, compreso quello in cui è stato deliberato il dissesto. Fino al raggiungimento dell’equilibrio e per i cinque esercizi successivi, l’organo di revisione economico-finanziaria dell’ente trasmette al Ministero dell’interno, entro 30 giorni dalla scadenza di ciascun esercizio, una relazione sull’efficacia delle misure adottate e sugli obiettivi raggiunti nell’esercizio”.
Questo per meglio chiarire a tutti che immediatamente l’amministrazione che dichiara il dissesto deve da subito mettere in essere due elementi fondamentali:
- il primo è quello di rimuovere le cause che hanno determinato la crisi;
- il secondo è quello di ripianare anche entro cinque anni, ma inviando ogni anno, al Ministero dell’interno, relazione per verificare se le misure adottate hanno dato gli effetti desiderati.
Ma per quello che ci è dato sapere non solo nessuna delle due è stata messa in atto ma nemmeno programmata o pensata.
A prova di quanto affermato infatti alla massa passiva di € 24.000.000,00 anche se non esattamente determinata come dicono i revisori, determinata da tutte le precedenti amministrazioni, dovrà essere aggiunta la massa passiva determinata dall’attuale amministrazione per mancati introiti per tasse e tributi nel periodo giugno-dicembre 2016 e gennaio-dicembre 2017.
Giugno-dicembre 2016 circa € 2.000.000,00 per mancati introiti TARSU (circa il 63% di mancato introito) e € 500.000,00 per mancato introito IMU.
Gennaio-dicembre 2017 ovviamente il doppio cioè € 4.000.000,00 e € 1.000.000,00 TARSU E IMU.
Cioè l’attuale amministrazione ha, di già, creato, di suo, un buco di circa € 8.000.000,00 in appena un anno e mezzo di amministrazione.
Ovviamente sono calcoli approssimativi ma molto vicini alla realtà e se si va avanti così, con questo trend, alla fine del quinquennio questa Amministrazione sarà stata capace, da sola, di creare una voragine di circa 26.000.000,00 di euro per il loro solo quinquennio.
A causa di quanto descritto, come ho già prefigurato e scritto circa 10 mesi fa, ci aspetta un altro dissesto ma stavolta tutto a totale carico dell’amministrazione pentastellata al governo della città e voci da radio fante confermano che né la Sindaca né l’Assessore Maida si mostravano minimamente preoccupate a chi ne paventava loro il rischio in questi giorni.
Scrivono ancora i Revisori: rilevante ammontare delle entrate a carattere non ricorrente (che ovviamente non assicurano l’equilibrio di un bilancio), massa passiva non definitivamente quantificata; somme da destinare al risanamento influenzate da sovrastima e/o incertezza di riscossione, le misure di risanamento contenute alle pagg. 99 e 100 del modello F appaiono una mera elencazione di buoni propositi.
Roba da far tremare i polsi e da far venire i brividi a chi pensa di approvare un simile bilancio.
Favara, dopo un anno e mezzo di questa amministrazione, è ancora senza bilancio, e la Giunta, che ha dichiarato il dissesto, amministra con un bilancio triennale 2015-2017 (fra l’altro da un mese scaduto anche questo) approvato prima del dissesto. Curioso vero?
Per chiudere faccio un appello alla città, alle forze politiche, alle organizzazioni sindacali, alle forze economiche e sociali, alle forze sane, alle imprese, alle associazioni culturali, alla chiesa, e perché no, anche all’Amministrazione attuale, che scenda dal piedistallo dove si è collocata, affinchè tutti insieme si possa dare una svolta e imboccare la strada del ripianamento, della ripresa, della civiltà e del progresso.
A mio modesto parere la situazione è drammatica siamo ad un centimetro dal baratro e nessuno potrebbe dire di non sapere. Un altro dissesto sarebbe una pietra tombale al futuro di Favara, Sindaca e assessore Madia, se ci siete battete un colpo e se avete a cuore le sorti di Favara dimostratelo, anche se di Favara qualcuna non è.