Si è svolto ieri presso la Farm Cultural Park l’evento di presentazione del progetto volto al recupero dei grani siciliani antichi. Il progetto sperimentale è curato dalla Pro Loco di Favara in collaborazione sinergica con l’Asp 1 di Agrigento, e vari partners istituzionali e non: scuole, panifici, mulini, aziende agricole e l’U.P.I (Unione Italiana Pizzaioli). Si propone di creare una filiera “corta” di pane biologico attraverso il recupero di antichi grani siciliani selezionati in base al loro passato storico e alla loro caratteristiche nutrive e organolettiche. Il piano presenta varie fasi: la prima fase, ha previsto un attività di incontri e formazione in aula che ha coinvolto i ragazzi delle scuole superiori per un periodo di nove mesi , durante i quali si è proceduto anche a ripristinare un terreno agricolo abbandonato all’interno dell’Istituto Martin Luther King di Favara, e a illustrare le antiche tecniche di semina e mietitura dei grani; la seconda fase ha preso avvio qualche mese fa con la semina dei grani antichi siciliani che venivano seminati nelle nostre zone venti anni addietro. In particolare sono stati seminati due tipologie di grano duro: “Russello” e “Perciasacchi”, quest’ultimo chiamato in questo modo perchè ha una forma acuminata che finisce per forare i sacchi utilizzati per il trasporto; e una tipologia di grano tenero “Majorca” conosciuto e brevettato all’estero con il nome “Kamut”. Queste tipologie di grano sono poi entrate in disuso con il passare del tempo sia a causa di ragioni economiche sia perchè non più rispondenti all’esigenze della moderna agricoltura industriale. Il progetto di ritorno ai grani antichi non è solo un processo di recupero della memoria storica legata al nostro territorio e alle nostre radici ma si ricollega fortemente a un ritorno al “mangiare sano” per evitare il massiccio utilizzo di pesticidi fra le cause principali di tumori e per contrastare l’aumento dell’obesità infantile fra le fasce giovanili del nostro territorio.