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Riceviamo e Pubblichiamo:
Anni fa, iniziai a lavorare su un progetto, forse troppo ambizioso per la mia età, ovvero quello di scrivere la cronistoria della sinistra favarese. Un lavoro di ricostruzione storica veramente complicato da cui, successivamente, dopo più di un anno di lavoro, estrapolai quella porzione di ricerca che diede vita ad “Altri Uomini – storie di antifascisti e partigiani favaresi”. Il lavoro originario, invece, è rimasto in un angolo del mio computer.
Con la notizia della scomparsa del compagno Lillo Alba, ho pensato che sarebbe stato opportuno pubblicare, in questo spazio, le notizie che riuscii a recuperare sulla sua storia politica.
Mi scuso anticipatamente con i lettori per l’incompletezza di questa biografia e per eventuali imprecisioni ma, in assenza di relazioni più complete, credo possa essere un buon punto di partenza.
Lillo Alba fu il più importante esponente, per preparazione politica e intellettuale, del Partito Comunista Italiano a Favara. Non a caso, venne eletto per ben 4 volte consigliere comunale e fu sindaco di Favara.
Il suo ciclo politico istituzionale iniziò con le comunali del ‘66 quando venne eletto per la prima volta consigliere.
Di fatto, queste elezioni sancirono il definitivo cambio del gruppo dirigente del PCI favarese e vennero poste le basi per lanciare una nuova fase politica.
La rottura assoluta con il passato è data dalla presenza dei cosiddetti “tre Lilli” (Lillo Alba, Lillo Lombardo e Lillo Abate) che, con caratteristiche diverse, diedero vita ad un nuovo corso del partito e lo portarono a raggiungere importanti risultati.
Lillo Alba era la mente, l’intellettuale fine (si racconta che imparò “Il Capitale” di Marx a memoria!) che conosceva la macchina burocratica come pochi altri; Lillo Lombardo, invece, pur non essendo un intellettuale “puro”, riusciva a coniugare benissimo la lingua con il cuore di un vero capopopolo. Infine, il terzo esponente di questa triade, Lillo Abate era il personaggio che sapeva cogliere meglio i problemi e le istanze del popolo.
Le comunali del ‘72 consacrarono questo nuovo gruppo dirigente. Il PCI totalizzò più di 3000 voti, 1000 in meno rispetto alla DC, con un aumento di 1200 voti rispetto alle precedenti amministrative.
Non a caso, il PCI elesse 8 consiglieri comunali fra cui i “tre Lilli”.
Nonostante questa grande rappresentanza comunista, venne eletto sindaco Filippo Lentini che presentò una giunta PSI-DC e, dopo una repentina crisi di governo, una giunta di sinistra. Proprio questa legislatura, si chiuderà con la sindacatura del comunista Calogero Alba ( dal 16-03-1976 al 14-09-1978).
Fu naturale, in quel momento storico, dare fiducia politica ai comunisti dato che, sia nelle politiche del ’76 che in occasione delle ultime comunali, il PCI favarese superò, in termini di consensi elettorali, il PSI. Subito dopo l’elezione, Calogero Alba dichiarò sulle pagine dell’Unità del 18/07/76 che: “l’elezione di una giunta di sinistra a Favara, con un sindaco comunista è stata la più valida e democratica risposta al risultato del 20 giugno”.
Lillo Alba non risparmiò attacchi ai “nemici” storici della Democristiani affermando perentoriamente che: “gli amministratori DC hanno speso tutti i soldi che c’erano per i lavori pubblici in interventi clientelari. Adesso non abbiamo più una lira” (L’unità 17/10/1976).
Nel primo periodo della sua esperienza di sindaco affrontò di petto la crisi igienica sanitaria dovuta all’epatite virale che contagiò parte delle popolazione favarese comunemente chiamata “a gialla”. Questa malattia, con ogni probabilità, era causata dalla sporcizia presente nella condotta idrica locale. Grazie ad una sua intuizione, nell’aprile del ’78 venne inaugurata, nel quartiere di via Agrigento, la seconda sezione comunista di Favara intitolata a Girolamo Li Causi. I compagni si misero subito al lavoro e rilevarono che nel solo quartiere di Via Agrigento 21 case su 100 disponevano di una cucina e che solo il 32% della popolazione era in possesso di un bagno. Alba dovette fronteggiare molti problemi e chiuse la legislatura come meglio potette.
Dopo quella esperienza, il suo rapporto con il partito si deteriorò sia dal punto di vista politico e, forse, anche umano. Infatti, dopo qualche tempo, si dimise dal PCI e passò con il PSI.
Questo passaggio fece clamore in un contesto politico dove difficilmente si cambiava casacca.
Ad ogni modo, non fu un operazione di potere ma una scelta meditata e, nello stesso tempo, sofferta.
A proposito di questo passaggio al PSI di Lillo Alba, Gerlando Pecoraro, direttore del giornale “La voce di Favara” mi raccontò che gli disse scherzosamente:
“Dopo tante Filippiche sei andato a finire nelle braccia di Filippo”
Speriamo – rispose Lillo– non faccia la stessa fine di Demostene”.
Lillo Alba fu anche uno stimato insegnate e visse l’ultima parte della sua vita a Castellana Sicula dove viveva con la moglie e il figlio Enrico.
In conclusione, è riconosciuto da tutti che, il suo impegno politico fu genuino, disinteressato, incessante, passionale e alimentato da ideali forti e sinceri.
Insomma, niente a che vedere con la bassezza politica e intellettuale di oggi.
Compagno Lillo, Favara ti deve tanto.
Pasquale Cucchiara