Interviene il Coordinamento Titano in seguito alla conferenza stampa del Direttivo ATI AG9.
“Proprio come la Cassandra del mito ci è toccato in sorte di vedere in anticipo cìò che sarebbe accaduto e non essere creduti, o peggio essere scherniti ed isolati. E’ accaduto non certo perché possediamo particolari doti divinatorie, ma perché, carte alla mano, con pazienza, impegno e caparbietà non abbiamo smesso di seguire l’intricata vicenda del Servizio Idrico di Agrigento dalla parte di chi vuole l’acqua pubblica DAVVERO. Oggi che il direttivo ATI AG9 alza bandiera bianca, abbandona i toni belligeranti da campagna elettorale che usò contro il minacciato commissariamento regionale di pochi mesi fa, e veste i panni della resa incondizionata causa forza maggiore, noi diciamo che non poteva essere altrimenti, dato il susseguirsi di tutta una serie di scelte, di rinvii e di temporeggiamenti che hanno condotto il Servizio idrico della provincia nello stato in cui si trova.
Siamo all’epilogo di una vicenda che ha del paradossale. Abbiamo assistito alla carovana formata da Francesca Valenti (Presidente ATI e Sindaco di Sciacca), da Mimmo Gueli (vice presidente ATI e sindaco di Santa Elisabetta), da Margherita La Rocca Ruvolo (membro del direttivo, Sindaco di Montevago e presidente della commissione Salute dell’ARS), da Milko Cina (Sindaco di Bivona), da Alfonso Provvidenza (Sindaco di Grotte), diretta dal Presidente della Regione Musumeci (lo stesso che avevano accusato di complotto politico ai danni dell’ATI di Agrigento), a chiedere l’invio di un commissario straordinario che possa agire là dove questa Ati ha dichiarato la propria impotenza.
Il paradosso continua quando nel corso dell’avvilente conferenza stampa l’On. Ruvolo elenca i 16 comuni che hanno fatto ostruzionismo all’approvazione dello statuto dell’azienda Consortile nei propri consigli comunali, due dei quali, Sciacca e Santa Elisabetta, seduti accanto a lei! Una situazione kafkiana è il caso di dire.
Non è accettabile adesso lo stupore con il quale questo direttivo si dice deluso dai Sindaci che non hanno mai compreso la necessità di far fronte comune per il ritorno all’acqua pubblica (alcuni dei quali facenti parte del direttivo!), giacchè era cosa risaputa che in pochi volevano realmente l’Azienda Consortile pubblica anche se il 27 settembre 2019 l’hanno votata tutti.
Non è credibile adesso dirsi stupiti del comportamento degli 8 Comuni beneficiari dell’ art. 147 i quali, ottenuta la concessione se ne sono sbattuti delle condizioni (fuori norma) alle quali questa era stata concessa, e come potrebbe essere altrimenti visto che non avrebbero comunque gli strumenti finanziari per farlo?
Non è credibile adesso incolpare la SOGESID di boicottaggio dell’ATI per l’aggiornamento di un piano d’Ambito che non arriva mai. la SOGESID non potrà definire il nuovo PA finchè gli 8 comuni beneficiari della gestione In House e i 9 che, secondo l’ATI, non ne hanno diritto, cedano le reti all’Ambito (o ne comunichino la volontà di farlo tramite apposito Cosiglio Comunale), il quale le consegna all’attuale gestore anche se commissariato (direttive della delibera regionale n.80 del 27 febbraio 2019).
Nonostante il capo chino e i volti contriti, in conferenza stampa il direttivo afferma che non è possibile cedere le reti dei Comuni non consegnatari all’attuale gestore, perché commissariato, ma è possibile farlo solo al compimento del nuovo consorzio pubblico.
Ma come fa a partire il nuovo consorzio pubblico senza il Piano d’Ambito, che prevede la definizione esatta di quanti comuni ne fanno parte e delle risorse di cui essi dispongono? Come farà quindi la SOGESID a venirne a capo se la stessa ATI ha alimentato un guazzabuglio di campanilismi contrastanti fino a subirne l’inevitabile immobilismo e da ultimo, la resa? Un cane che si morde la coda!
Mentre non ci risulta che esista la norma che impedisce all’Ati di consegnare le reti dei Comuni al gestore commissariato (anzi gradiremmo delucidazioni in merito), esiste invece la norma (art. 172 del D. Lgs. 152/2006) che impone al Presidente della Regione di attivare i poteri sostitutivi (i commissariamenti) qualora l’ATI sia inadempiente nei confronti delle disposizioni di legge, Piano d’Ambito e costituzione del nuovo soggetto gestore Pubblico Consortile.
Oggi a 5 mesi dalla scadenza di ingenti finanziamenti regionali ed europei, il direttivo, per non prendersi la responsabilità di bruciare una montagna di soldi, pilatescamente invoca un commissariamento che, c’è fortemente da sperarlo, riesca davvero a riordinare il caos politico nel quale i Sindaci hanno portato il S.I.I. della nostra provincia, mettendo la firma in calce ad un colossale fallimento politico.
Da ultimo non possiamo non notare l’assordante silenzio del Forum regionale ABC che fino a questa disfatta ha sempre ispirato e appoggiato le politiche di questa ATI e oggi di fronte a questa epocale disfatta fa il pesce in barile come se a questo fallimento non avesse contribuito anch’esso.
Potremmo dire: “l’avevamo detto”, ma proprio come Cassandra facendolo non ne avremmo alcuna soddisfazione”.