Il servizio idrico integrato della provincia di Agrigento non è ancora pubblica. Ad intervenire sulla delicatissima situazione il Coordinamento Titano. Di seguito la nota integrale.
“Due recenti avvenimenti hanno segnato punti pesanti a favore dei sostenitori al ritorno del Servizio Idrico Integrato della provincia agrigentina in mano pubblica: l’interdittiva antimafia, comminata dal Prefetto Dario Caputo di fresca nomina, al patron di Girgenti Acque Marco Campione e la conseguente votazione in seno all’ATI della risoluzione contrattuale con Girgenti Acque. È stato il culmine di una battaglia che ha visto impegnati cittadini, associazioni, sindacati, nonché pezzi di istituzioni che hanno accolto, giustamente, come un trionfo i fatti di cui sopra. In quelle ore i giornali locali titolavano che si potesse considerare cosa fatta il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua, facendo credere all’opinione pubblica che la risoluzione del contratto non fosse “soltanto” una battaglia vinta tra le molte ancora da venire, ma che fosse la fine della “guerra” alla gestione privata del SII e che avevano vinto “i buoni”. Le cose, naturalmente, non stanno così. All’illusione di aver vinto la guerra invece che una battaglia è seguito un conseguente abbassamento della guardia dell’opinione pubblica, portata a pensare che “ormai” Girgenti Acque “non c’è più” e che quindi l’acqua è ritornata ipso facto pubblica. È proprio questa invece la fase delicatissima nella quale si decidono le sorti del servizio idrico per gli anni a venire. Di fatto Girgenti Acque continua a gestire il servizio idrico non più sotto la guida di Campione (dimessosi avendo ricevuto l’interdittiva), ma del commissario prefettizio Gervasio Venuti, recentemente affiancato da un secondo commissario Giuseppe Massimo Dell’Aira, nell’attesa che l’ATI (l’assemblea dei sindaci) appronti la soluzione definitiva che consentirà al servizio idrico di trovare un nuovo gestore. Dunque la palla è oggi in mano all’ATI che non può più esimersi dallo svolgere il ruolo che gli compete: trovare una soluzione alternativa all’attuale gestione. Se questa fase “creativa” per opera di chi finora ha fatto orecchie da mercante ogni qualvolta ha potuto (l’ATI) non sarà accompagnata da un’alta attenzione dell’opinione pubblica e di tutte le parti sociali che di concerto sono riuscite a condurre la battaglia fin qui, le trappole seminate da quegli stessi interessi che hanno portato alla barbara privatizzazione dei servizi fondamentali (interessi nient’affatto scomparsi dalla sera alla mattina), saranno tali e tante che alla fine ci ritroveremo dalla padella nella brace con un ennesimo tradimento della volontà popolare espressa con il referendum del 2011. L’ATI e i sindaci devono sapere che saranno considerate inaccettabili soluzioni di gestione del servizio idrico che comprendano società miste nelle quali si vorrebbe continuare a far coesistere governance pubblica e privata (anche con piccole quote di partecipazione); la strada da percorrere è una ed inderogabile, ossia la creazione di un consorzio di comuni interamente pubblico che preveda meccanismi di trasparenza e di partecipazione sociale. Questa è da sempre la posizione del coordinamento Titano e, si spera, dei molti movimenti, associazioni e sindacati che si sono battuti fin qui per l’acqua pubblica. In alto gli scudi quindi che la guerra è ben lontana dall’essere conclusa e vinta!
P.S. perdonino i lettori il lessico belligerante, ma oggi più che mai è necessario chiamare le cose con il loro nome; oggi il campo dei servizi pubblici come dei beni comuni è il luogo in cui si consuma una vera e propria guerra nella quale c’è chi attacca per distruggerli e c’è chi vuole difenderli e difendersi, noi abbiamo da tempo scelto da che parte stare”.