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“Non si può affrontare oggi la situazione di emergenza senza una una riflessione su come si è costruito il sistema idrico e su quanto avvenuto in Sicilia negli ultimi anni in questo settore. Non possiamo ignorare che l’acqua è stata negli ultimi decenni al centro di un business colossale, basti pensare ai 400 milioni spesi per la realizzazione di dighe, dissalatori e impianti molti dei quali oggi non funzionanti o non manutenuti. Basti pensare ai 14 miliardi di euro pagati dai siciliani con le bollette più care d’Italia, con una media annua di oltre 300 euro a famiglia, cui corrisponde un servizio spesso scadente sia in termini di disponibilità dell’acqua sia in termini di qualità dell’acqua.”
Lo ha detto Claudio Fava de I cento passi, intervenendo oggi al dibattito dell’Assemblea Regionale Siciliana sulle diverse mozioni presentate sulla materia dell’emergenza idrica.
Fava, che di una delle mozioni è primo firmatario, ha sottolineato che è necessaria una assunzione di responsabilità da parte del Governo “oltre il mero riportate dati tecnici”, soprattutto su tre punti che sono quelli legati alla gestione unitaria e pubblica delle risorse e del sistema idrico, della predisposizione di un piano di manutenzioni per invasi e impianti e, “soprattutto, di una piena attuazione al sistema di controlli e vigilanza nel rapporto con Sicilacque, perché non è accettabile che resti in piedi un meccanismo per cui è la società che sostanzialmente controlla sé stessa nella gestione di circa la metà delle risorse idriche della Regione.”