Se la città fosse un aereo in volo si potrebbe dire che è cominciata la manovra di discesa,al Comune dopo i tre anni vissuti avventurosamente dalla politica puo’ cominciare il conto alla rovescia.
In una Città normale quest’autunno consiglierebbe una fase preparatoria delle forze politiche in campo per allestire un programma di governo, la ricerca di alleanze, della classe dirigente che dovrebbe interpretarla.
Lo stato della città è sotto gli occhi di tutti e non occorre attardarsi a fare l’elenco delle sue necessità.
Potremmo scorrere tutte le dichiarazioni programmatiche passate e troveremmo temi ricorrenti che non sono stati affrontati o non hanno avuto la continuità che avrebbero meritato.
Al contrario di tante passate vigilie elettorali, oggi in paese dalla riluttanza ostentata non riesce a immaginare a chi affidarsi quando sarà il momento di scegliere chi dovrà guidare il Comune
Dopo la sbornia del consenso plebiscitario il movimento 5 stelle che tante attese era riuscito a promuovere nel corpo elettorale è imploso con contrapposizioni interne che non trovano una sintesi e vivacchia aspettando un indefinito evento che possa consigliargli la ripresa di non meglio definite iniziative.
Il Sindaco è riluttante a proiettarsi in una dimensione politica amministrativa prossima ventura soffocata dal peso del programma su cui ha ottenuto la vittoria elettorale e la miseria della gestione amministrativa quotidiana dove anche l’ordinaria amministrazione è un’impresa difficile.
E’ riluttante Il PD che pure aspira a guidare la città a interrogarsi sullo stato comatoso in cui si trova ed è difficile immaginare un vero congresso di rilancio con una classe dirigente capace di includere in una visione ottimista donne e uomini in grado di rilanciare con una proposta sobria un’idea di città nel breve e nel medio periodo
E’ riluttante l’area cattolica favarese che l’inverno scorso come nel passato non recente aveva dato segni vitalità nel piatto dibattito politico in città e dire che nel paese i cattolici hanno mostrato di aver superato l’ autismo politico che li ha caratterizzati negli ultimi decenni.
Che Fare? direbbe Vladimir iljc uljanov detto Lenin, nessuna rivoluzione sappiamo com’è finita. Occorre un Cincinnato che al riparo da velleità di carriera politica, non costituendo una minaccia per i piu’ focosi protagonisti della politica, possa sviluppare una fatica, da cominciare subito, per coinvolgere le migliori energie della città che vuole cambiare. Parlando con gli uomini e le donne di bisogni e di soluzioni possibili, parziali. Di un cammino lungo e non semplice per vincere la riluttanza e preparare un futuro operoso.
Una proposta in cui non si butti nulla, dove le esperienze presentabili si accompagnino all’energia dei giovani, che avvii su gambe autorevoli il cammino di uno sforzo eccezionale all’altezza della sfida.
Resta la domanda fondamentale chi cerchera’ Cincinnato nel paese dell’individualismo esasperato?
Nell’attesa cercheremo di capire cosa faranno i nostri attori nel palcoscenico di una politica locale che aspetta sempre dall’esterno una certificazione di esistenza in vita.