«Un’opera notevole per spessore e profondità nell’attuale panorama letterario italiano»: con questa motivazione, la giuria del Premio letterario “Scala dei Turchi” Dina Russiello, ha conferito il prestigioso riconoscimento a Diego Guadagnino, in concorso nella categoria “Scrittori affermati”, per il romanzo “Tindaro La Grua”.
La cerimonia di consegna del Premio, giunto alla terza edizione, si è svolta lo scorso 24 agosto nella suggestiva cornice di piazza Umberto I, alla presenza delle autorità civili e militari. La giuria, presieduta da Pascal Schembri, scrittore italo-francese e fondatore del premio letterario dedicato alla memoria della moglie prematuramente scomparsa, ha assegnato cinque ex aequo nella categoria Scrittori affermati e ventuno riconoscimenti per le categorie Scrittori emergenti, Poeti, premi alla carriera e alla memoria, Istituzioni e premio d’onore.
Con Diego Guadagnino sono stati premiati Francesco Diego Tosto per “La lettura e il sacro”, Giovanni Tesè per “Piersanti Mattarella, Un politico cristiano”, Rosa Vasile per “Foibe senza conforto” e Fabio Pilato per “Il Magistrato ipocrita”.
Questa la motivazione integrale del premio al libro “Tindaro La Grua”: «Il romanzo, ambientato nel mondo degli avvocati, denota un autentico valore letterario per la elevatezza di stile, la ricchezza di spunti filosofici, la creativa rappresentazione dei personaggi, ben delineati nel travaglio esistenziale che li caratterizza. Magistralmente strutturata nel tessuto narrativo, l’opera offre uno spaccato antiretorico e realistico della vita forense in tutti i suoi risvolti, privati e pubblici, deontologici e sociali, rappresentati dal protagonista Tindaro La Grua, un principe del Foro, colto, geniale e tormentato da un perenne e frustrato anelito di autenticità e di purezza. La figura di Cagliostro, opportunamente evocata a simbolo dell’ambivalenza umana per l’intima e insanabile contraddittorietà tra illuminato e truffatore, oltre a rappresentare un possibile alter ego del protagonista, conferisce al romanzo valenza di metafora universale in un avvincente intreccio di finzione e realtà. Tali elementi di qualità e contenuto fanno del romanzo di Guadagnino un’opera notevole per spessore e profondità nell’attuale panorama letterario italiano».
Diego Guadagnino (Canicattì, 1951), avvocato, è autore di poesie, saggi e romanzi di straordinario spessore. Tra le sue opere più note figurano le poesie “Trasmutazione”, la raccolta di racconti “La via breve”, il romanzo “I filosofi della Quarta Sezione” e il saggio “Il fabbro e le formiche” dedicato all’avvocato antifascista Domenico Cigna.
Il romanzo “Tindaro La Grua” (2020), presentato il 12 aprile scorso nella Biblioteca Lucchesiana di Agrigento, indaga il tema del doppio e dell’ambiguità di bene e male che coesistono in ogni individuo. Il romanzo è ambientato nella piccola provincia siciliana nell’ultimo scorcio del Novecento. Il giovane avvocato Attilio Bonafede è chiamato a celebrare il principe del foro Tindaro La Grua, precocemente scomparso. La Grua era stimato, oltre che per lo spessore professionale, anche per la sua inclinazione alle Belle Lettere, che aveva trovato espressione in alcune pregevoli traduzioni dal latino e altri scritti, tra cui uno su Cagliostro. Dai lasciti letterari di La Grua, affidati dalla vedova al Bonafede per curarne la pubblicazione, ma soprattutto dallo scavo biografico sui suoi oscuri anni giovanili, il giovane avvocato fa emergere lentamente una personalità antitetica a quella del professionista colto e stimato che tutti avevano conosciuto. Il colpo di scena finale illumina a ritroso l’intera vicenda, consegnando al lettore una storia sorprendente dai contorni pirandelliani. «In una struttura letteraria – ha scritto l’avvocato Venerando Bellomo, recensendo il volume – con le maglie del romanzo giallo, senza tuttavia esserlo il lettore viene travolto dalla narrazione in un crescendo di tensione fino alla soluzione, fino al cupio dissolvi».