Se solo riuscissimo a fare proprio quell’immenso patrimonio di idee che sta tra le pieghe delle conoscenze messe a disposizione dai nostri antenati per renderci la vita meno complicata e molto più semplice da vivere. Dev’essere chiaro che siamo noi che ce la complichiamo ogni qualvolta sorvoliamo sugli insegnamenti – e sono tanti – che si nascondono in quelle pagine strette da copertine che in pochi – oramai – amano liberare dall’oblio dell’indifferenza, della superficialità, del nichilismo dei tanti che dovrebbero (o dovremmo) mettere a disposizione i ‘tanti’ testi/contesti ed invece li asfalt(i)a(m)no per la fretta di arrivare a completare un programma, raggiungere un obiettivo, arrivare alla meta come se il viaggio/percorso fosse meno importante e meno seducente. Riuscire a dare ai ragazzi delle scuole superiori un’idea del pensiero filosofico che ha fondato (anche) le diverse organizzazioni statali e ha dato senso al rapporto che l’uomo ha col mondo e con se stesso in sole tre annualità non è semplicemente un’impresa titanica ma una mission impossibile.
Le corse tra i capitoli che i testi presentano e le tematiche che comprendono lasciano senza fiato e non permettono una giusta sedimentazione dei percorsi che filosofi e correnti meritano. Bisognerebbe aggiungere almeno un’altra annualità per ‘stirarne’ le pieghe che rimangono lasciando l’organizzazione scolastica così com’è. Se poi andiamo a leggere le malsane idee di chi vorrebbe accorciare di un anno la Superiore ci rendiamo conto che i conti non tornano proprio. Riuscire a fare tutto il programma di filosofia in 180 ore circa distribuiti in tre anni è come prendersi in giro… eccetto che non ci si limiti alle spiegazioni a getto continuo senza verificarne l’apprendimento critico di quanto studiato. In questo caso dobbiamo prendere atto che la scuola dà solo degli input e che il resto va ‘cucinato’ fuori, sempreché gli studenti sentano il bisogno o la curiosità di andare oltre il lavoro fatto in classe, il che appare poco probabile anche se auspicabile. La meraviglia che la filosofia – in ogni contrada geostorica – ha cercato e voluto comunicare si esprime con i pensatori che hanno saputo ‘leggere’ al di là delle apparenze per disegnare un mondo/uomo a cui ispirarsi per costruire una società sempre più vicina alla vita nel suo procedere.
Dai presocratici ai contemporanei per passare dalle discipline/scienze correlate insieme all’impatto su di esse avuto dalle religioni cristiane insieme agli spunti che possono arrivare ai nostri ragazzi e a noi stessi per consentirci dei salti precipiziali vitali contrassegnati da quell’idea di mondo/uomo sempre più vicina alla vita che nel nostro profondo coltiviamo. E sono convinto che i naturalisti come Talete, Anassimandro, Anassimene, Anassagora, Pitagora, Eraclito, Senofane, Parmenide, Empedocle, Democrito, Epicuro… e poi quelli del rinascimento come Erasmo, Cusano, Bruno insieme ad altri filosofi moderni come Rousseau e lo stesso Descartes, sino ai contemporanei John Dewey e W. Van Orman Quine, per citarne solo alcuni, hanno tanto da svelarci per smascherare i tanti sotterfugi che imprigionano l’immaginazione dei nostri ragazzi rendendo loro complicata una vita che nel suo esplicarsi risulta assai più semplice di quanto pensiamo che sia.
Mi viene in mente l’etica aristotelica laddove si puntualizza l’importanza del giusto mezzo, della ‘medietà’ tra due vizi insieme al concetto di amicizia che ancora adesso ha la sua pregnanza o del suo maestro Platone quando riferisce dell’eros, nel Fedro e nel Simposio, inteso come slancio vitale, come fonte principale di energia; penso a Democrito quando – già allora – descrive l’atomo e le sue declinazioni o fa riferimento all’importanza del vivere il proprio corpo senza resistenze anche attraverso il riso, l’aerofagia e l’autoerotismo comportamenti che ancora adesso vengono ‘censurati’ con le conseguenze che ne derivano a livello di ‘senso di colpa’ che – diciamoci la verità – la Chiesa ha contribuito a favorire; come penso a Epicuro quando presenta il suo ‘tetrafarmaco’ vero vaccino naturale contro il mal di vivere che ancora oggi viene gestito male dalla medicina se non dalla psichiatria che della medicina rappresenta il tentacolo meno affidabile perché spesso associato al bancomat delle industrie farmaceutiche; e penso anche al lavoro svolto da Agostino, Anselmo e Tommaso prima di essere Santificati nel dare un’anima al cristianesimo nel rispetto e nella valorizzazione della filosofia greca che – indirettamente – tanto ha contribuito a rafforzare il cristianesimo anche come filosofia; ed in questi giorni mi vengono in mente due grandi filosofi rinascimentali come Pico e Bruno. Entrambi perseguitati dalla chiesa vaticana e forse anche Pico deve la sua giovane morte alla chiesa che mal ha sopportato la sua libertà di pensiero condannandolo prima a morte e dopo l’intervento provvidenziale dei ‘Medici assolto. Ma è chiaro che la sua morte per avvelenamento a 31 anni qualche sospetto contro la chiesa lo lascia trapelare.
La sua trattazione che ha avuto per oggetto l’Oratio homnis dignitate è stato un vero manifesto sulla concordia tra le religioni ed aggiungiamo tra le culture/altre ed i propositi che ne sono emersi sono di un’attualità unica. A volte basterebbe poco per mettere insieme percorsi di vita religiosa e tradizioni diverse, sarebbe sufficiente il rispetto reciproco, con un pizzico di curiositas, per prendersi cura dell’altro senza l’intendo di cambiarlo, assorbirlo o modificarlo. Su questa idea è possibile trovare dei punti di incontro comuni che aprirebbero al dialogo e alla pace e che potrebbero scongiurare quei conflitti che anche nel periodo umanistico erano assai presenti nella vicina Spagna dove i mori (musulmani) dopo il 1492 vennero scacciati per opera dei cattolici reali Isabella I di Castiglia e Ferdinando II di Aragona. Pico della Mirandola insieme al concetto di concordia ci ha regalato una vera perla che brilla sul concetto di libertà e sul dramma – meraviglioso dramma – che vive l’uomo ogni qualvolta deve decidersi sulle tante possibilità che ha per avvicinarsi al bene e/o al male… il fatto di dover decidere lo rende unico rispetto a tutti gli esseri viventi e questo nel dramma è qualcosa di ‘divinamente diabolico’. L’altro filosofo – che ha arricchito il bagaglio di spunti dei ragazzi – è stato Giordano Bruno. Domenicano a 14 anni e poi estromesso per la sua indole libertaria avrebbe voluto fondare una sua religione in cui Dio fosse visto come mens super omnia e come mens insita omnibus questa per che in Dio vi è – come asseriva lo stesso Cusano – la coincidentia oppositorum; Dio cioè è inconoscibile quando viene visto/raffigurato al di sopra di tutte le cose, mentre è conoscibile quando è ‘dentro’ alle cose uomini compresi.
In quest’ottica avremo tutto divinizzato e di conseguenza la guerra non potrebbe avere cittadinanza dal momento che non c’è parte dove non c’è l’essenza di Dio. Come si fa a fare guerra a ciò che è divino come i volatili, gli animali, i vegetali, i pianeti, i satelliti, le stelle, gli ‘universi infiniti’ considerati alla stregua di uteri che partoriscono mondi finiti in maniera infinita… che sballo farsi accompagnare da Bruno… peccato quella pagina nera che la Chiesa ha voluto imprimere tra i suoi peccati – non pochi a dire il vero – che hanno costellato la sua presenza ed il suo cammino dalle origini sino all’ultimo dei crimini che si continuano a perpetrare negli oratori. Penso che oggi un riconoscimento lo meriti persino il regime fascista che non ha accolto la richiesta pressante di Papa Pio XI che – nel corso delle trattative lateranensi dell’11/02/1929 – chiedeva l’abbattimento della statua di Giordano Bruno che in atto svetta in Piazza Campo dei fiori – simbolo delle battaglie civili – dando le spalle al cupolone del Vaticano e facendo mostra del suo viso oscurato dal cappuccio come a ricordarci il periodo buio di una Chiesa – per troppo tempo – prepotente, miope e rancorosa.
Angelo Vita
(Psicopedagogista – docente di Filosofia e Storia)