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“Cara Emanuela Loi e le Vittime della Mafia: Una Riflessione sulla Dignità nel Silenzio”

pegasoPANIFICIO CANNATELLO

Cara Emanuela, non ricordo se per la tua morte e per quella di tutte le altre vittime ci sia stata tanta enfasi nel raccontare all’opinione pubblica l’ora esatta, il luogo ed il nome di  chi ha eseguito l’autopsia su quanto rimaneva del tuo corpo dilaniato, di quale impresa funebre sarebbe stata incaricata  e di quando, come, con chi e verso dove si sarebbe mosso il tuo feretro. La stessa cosa si può dire per tutte le altre 1068 vittime della mafia che, come te, hanno finito il loro cammino qui per proseguire altrove. La cosa non mi scandalizza semplicemente perché raccontarlo sarebbe stato irrilevante per te, per i tuoi familiari e per tutti, sarebbe stata una “non notizia” che i canali di informazione avrebbero veicolato in maniera marginale e senza spettacolarizzazione.
Al contrario ritengo sia sbagliata oltre che dannosa, la veicolazione mediatica con così tanta dovizia di particolari, delle sorti del cadavere che appartenne ad un nostro consimile, che si potrebbe nominare solo per riferirlo a quella purtroppo grande montagna di merda che si chiama mafia, il cui puzzo ed i cui rivoli ancora oggi ammorbano il resto del paese e la nostra gente che tra indifferenza, paura, sdegno, non si tura più neppure il naso.

Ho come la sensazione, cara Emanuela, che in questi 31 anni da quando non ci sei più,  l’evolversi degli eventi ed il cambiamento di strategie e regole di ingaggio tra Stato e Mafia, ci abbiano  abituato con la  “non notizia” a restare  affacciati di fronte ad un panorama analogo a quello delle cloache a cielo aperto, spesso nascoste da bella e ricca vegetazione, che di fatto quando non sottoterra, dovrebbero sfociare il luoghi di depurazione piuttosto che lungo i belvedere delle coste o dei valloni come spesso assistiamo assuefatti alla vista e nell’olfatto.
Ecco, cara Emanuela, lungi l’idea dal fare paragoni, volevo solo dirti che in questi giorni, ho evitato certo tipo di informazione che spettacolarizza la morte del peggio possibile offrendo alle masse una analoga forma di “belvedere” ricco di vegetazione fatta di inutili notizie.
Credo che come me tanti altri Siciliani e connazionali, in questi giorni, abbiano fatto lo stesso ed in silenzio abbiano pensato invece a te ed a tutti gli altri 1068. Abbiano sentito quella fame e sete di giustizia che dalle vostre vicende e dai vostri luoghi di riposo, urla nell’animo e nelle coscienze delle tantissime persone oneste. A voi ed a loro si dovrebbe quantomeno una composta informazione se non il silenzio per un cadavere appartenuto ad una persona che del silenzio e dell’omertà infame, ha fatto un modello di morte e non di vita e che, sono certo, nel silenzio sepolcrale definitivo ed eterno già si trova nonostante le luci della ribalta, indici di ascolto e quant’altro. Il presidente dell’associazione Culturale “Emanuela Loi”, Vito Alagna

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