“ ERO FORESTIERO E MI AVETE ACCOLTO”. Questa la parola d’ordine – o meglio ancora l’auspicio e la speranza -che campeggiava sul barcone “EL PESKADOR” situato di fronte il Convento Sant’Antonio, fortemente voluto da Fra’ Giuseppe Maggiore e dai frati minori, da amici come PEPPE Moscato, dall’Amministrazione comunale di Favara, sotto la gestione del sindaco Sasà Manganella. Lì dove prima c’era il barcone, citando Adriano Celentano, adesso è rimasto solo…….cenere.
Ricostruire la storia del barcone significa, non solo dare merito al senso umanitario di chi si è speso, ma, soprattutto, a tutte quelle persone e/o Istituzioni che hanno dato il loro contributo perché ciò si verificasse: Il giornalista Peppe Moscato, anche in qualità di funzionario della Capitaneria di Porto di Porto Empedocle, il Prefetto di Agrigento, la Procura della Repubblica, l’Agenzia delle Dogane ed ancora i tanti cittadini ed associazioni che hanno dato una mano, mettendo a disposizione i loro mezzi di lavoro. L’oltraggio dell’incendio è doloso ed è rivolto anche a loro.
Ho chiamato ieri Fra’ Giuseppe, l’ideatore di quel progetto di pace, di solidarietà, di superamento delle disuguaglianze e del colore della pelle e, non dimentichiamolo, della Tenda di Abramo. Su questo terreno Fra’ GIuseppe ha trovato la piena collaborazione della civica Amministrazione, allora guidata dal sottoscritto. Favara apriva le sue porte, non tanto e non solo alle porte del Mare Mediterraneo, ma lanciava una sfida culturale, religiosa e politica per una comunità senza più confini.
La giunta comunale favarese, proprio a ridosso della sua scadenza, il 17 giugno 2016, con delibera n. 80, adottava l’imbarcazione, denominata “El PESKADOR” e, nello stesso tempo, la riconosceva quale “monumento pubblico a carattere umanitario che simboleggia la solidarietà, l’accoglienza e l’integrazione fra uomini e i popoli del Mondo”.
In tutta Italia solo due comuni, il nostro ed Assisi, città della Pace, ospitavano un barcone di immigrati ed aprivano uno squarcio di luce su un terreno assai minato.
Ma le cose belle durano poco: la giunta Manganella conclude il suo mandato e, qualche mese più tardi Fra’ Giuseppe viene trasferito altrove. El Peskator e la Tenda di Abramo perdono la loro centralità politica ed umana.
I frati francescani, da un canto, e la nuova giunta municipale, dall’altro, li lasciano al loro misero destino, senza mai muovere un dito.
La conclusione finale è quella che abbiamo sotto gli occhi oggi: la Tenda di Abramo chiude e il “barcone” della solidarietà e della fratellanza viene bruciato in piena notte.
Io non credo che il barcone si sia incendiato da solo e sono sicuro che una mano criminale abbia attizzato il fuoco. In attesa che la giustizia faccia i suoi doverosi passi, mi sia consentito di esprimere la mia opinione.
Da tempo in Italia, ed anche qui a Favara, c’è stato e c’è chi ha alimentato ed alimenta una politica di odio e di razzismo: diciamolo senza se e senza ma, ma è così!
Il bombardamento mediatico di Salvini e della Meloni ha fatto la sua vittima anche qui nel paese più ospitale del mondo che è Favara. Quanta gente è caduta nella trappola “ca i nivuri” ci stanno togliendo il lavoro e che loro prendono dei soldi, mentre per gli italiani non c’è niente.
Quanto abbia inciso tutto ciò nella mente, se volete anche contorta di alcuni favaresi, per restare qui in casa,non lo sappiamo, ma sicuramente ha inciso.
E ancora, vi ricordate, nei mesi di marzo/aprile – in piena pandemia – qual è stato l’atteggiamento di molti favaresi di fronte al fenomeno dei nostri corregionali e concittadini che vivevano al Nord e che volevano, a buon diritto, tornare nelle loro case? “ cu era u megliu diciva: muvitivi drocu ca nifittati a tutti!”
Questa è la rappresentazione obiettiva, a cui abbiamo assistito. Non scordiamocelo!
E voi non pensate che anche questo abbia potuto influire sulla nostra sete di farci giustizia da soli?
Per concludere, credo che qualcuno, nel commentare l’incendio doloso de “El PESKADOR”, nel tentativo, in buona fede, di difendere Favara, abbia distorto il vero significato dell’incendio, studiato, voluto e messo in atto, prima che nei confronti della gente di colore, soprattutto, nei riguardi della nostra Città che oggi è su tutte le pagine dei giornali, delle emittenti televisive e sui social. Non ci abbiamo fatto di certo una bella figura.
Non ho elementi per dire chi è stato, ma spero che la giustizia possa chiudere presto le sue indagini e scoprire i responsabili del bruttissimo atto.
Senza mezzi termini, senza tentennamenti, senza indugi, io sono sicuro: la matrice è RAZZISTA e non è una “carusata”.