Le vicissitudini della gestione privata dell’acqua sono ancora sotto gli occhi di tutti. Il privato, in tutti questi anni, ha fornito ai cittadini un servizio che sconta diversi problemi, ha agito negli anni in modo poco trasparente e poco efficiente, con carenze da fare invidia al terzo mondo e con costi elevatissimi, ha esacerbato i rapporti sempre più tesi fra i cittadini e il gestore privato.
Non è bastato nemmeno un referendum, nazionale vinto a stragrande maggioranza dai cittadini che volevano la gestione pubblica dell’acqua, a far ritornare la mano pubblica.
C’è voluta una interdittiva del Prefetto di Agrigento Dario Caputo con il conseguente commissariamento di “Girgenti Acque SpA” per convincere l’ATI, cioè l’assemblea dei sindaci della provincia di Agrigento, che il servizio non rispondeva alle norme contrattuali e quindi a risolvere il contratto con “Girgenti Acque SpA” per inadempienze.
Sembrava arrivata l’ora, finalmente, del ritorno al pubblico della gestione del prezioso liquido, sembrava la fine dell’incubo del privato. Se molti avevano/avevamo salutato, l’arrivo di una nuova era per il ritorno all’acqua pubblica, il futuro che si prospetta sembra essere ben diverso.
Ci eravamo illusi? Sembra proprio di si, a guardare cosa ci combinano i Sindaci dell’ATI.
Nell’ultima riunione dell’ATI, l’assemblea territoriale idrica che comprende tutti i sindaci dei 43 comuni della provincia, la scelta a sorpresa del direttivo, presieduto dalla Sindaca di Sciacca Francesca Valenti, è stata quella di optare per una Società per Azioni a capitale pubblico. Una scelta che sembrava la meno probabile invece è stata quella che ha prevalso! Scelta rispetto a quale logica? Certamente non quella di mantenere la gestione dell’acqua fuori dal mondo del capitale privato, e quindi dalla logica del guadagno e del business. Come diceva il grande Tommasi di Lampedusa nel Gattopardo “cambiare tutto per non cambiare nulla”? sembra proprio questa l’unica logica che si riesce ad intravedere nonostante l’apparenza del termine “capitale pubblico” è pur sempre una Società per Azioni.
La SpA ipotizzata dal direttivo, nonostante gli organi di controllo che dovrebbero impedire una possibile scalata, non sembra poter essere immune da infiltrazioni economiche, o di altro tipo, esterne in quanto le azioni della società potrebbero essere acquistate anche da privati in futuro. Le SpA devono rispondere a regole di legge che non possono essere mai superate da nessuna regola del Direttivo ATI di Agrigento. Per molti una scelta folle e irresponsabile che ci farebbe cadere dalla padella alla brace ed è proprio questo il “cambiare tutto per non cambiare nulla”.
Perché invece non un affidamento diretto alle amministrazioni comunali o una società consortile pubblica e quindi evitare ogni possibile scalata al potere economico o malavitoso?
«La trasformazione dì un ente pubblico – ha detto vicepresidente della Corte costituzionale Paolo Maddalena- in una SpA (non importa se-a capitale pubblico o privato), è scalabile, prima o poi, da chiunque, e quindi anche da multinazionali straniere e implica il trasferimento occulto dei beni appartenenti al popolo e, cioè, la proprietà pubblica in un tipo di proprietà di natura privata, e cioè alienabile ed espropriabile».
Vero è che per arrivare alla scelta finale la strada è ancora tanta perchè la decisione presa dal direttivo deve essere messa ai voti dell’assemblea e dovrà quindi passare poi da tutti i consigli comunali, ma il grido di allarme dovrebbe levarsi forte e chiaro prima che sia troppo tardi. Se alla testa di questo sommossa non si mette la nostra Sindaca con la sua Giunta insieme al Consiglio Comunale chi altri dovrebbe farlo? Se nessuno si muoverà per cambiare questa scelta operata dal direttivo dell’ATI vorrà dire che non si vuole contestare questa scelta. Il silenzio è complicità! Invito pertanto la Sindaca (visto il suo programma elettorale), la Giunta, il Presidente del Consiglio, tutti i partiti, i sindacati e tutti i comitati civici a indire un incontro per decidere quale strategie mettere in campo per il ritorno definitivo alla gestione pubblica dell’acqua senza se e senza ma.
Ma in tutta questa vicenda c’è una grande assente e silente la Sindaca, Anna Alba. Fino ad oggi Sindaca del Comune di Favara che è fra i cinque più popolosi comuni fra i 43 della nostra provincia.
Lei che interviene su fb anche per il cinguettio di un uccellino (per dirla elegante) come mai non ha nulla da dire su una vicenda che segnerà il destino dei suoi concittadini esasperati da circa un ventennio di gestione privata dell’acqua e che nel suo programma aveva la disdetta del contratto con “Girgenti Acque SpA” appena si sarebbe insediata?
Si è vero, scusate la mia mente labile, avevo dimenticato che lei si era dimessa dall’ATI e quindi da una parte delle sue competenze, senza sapere che non avrebbe potuto farlo tranne le sue dimissioni dalla carica di Sindaca che invece si ostina ancora e testardamente a mantenere.
Ma non aveva sostenuto, a pseudo giustificazione delle sue dimissioni, che non si combinava nulla e che si facessero solo chiacchiere? O forse era questo il vero motivo delle sue dimissioni che non ha mai chiarito bene? Non doversi schierare per il no alla SpA? Il buon Andreotti diceva: a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina.