L’8 marzo è una ricorrenza troppo importante per consumarla nel rituale della celebrazione senza un bilancio. L’occasione si presta ad una riflessione sulle conquiste ottenute con le lotte civili e sindacali come paradigma di una stagione,quella in cui viviamo, dove è avvertita la dimensione di un arretramento della qualità della vita e del lavoro.
Non sfugge a nessuno la condizione di incipiente povertà di famiglie per la perdita del lavoro che le sosteneva dignitosamente prima di precipitare nella crisi.
Del resto, la richiesta di queste ore delle donne del sindacato al Governo della Regione per una maggiore attenzione alle famiglie, spiega da sola in clima in cui si svolge la festa della donna.
Il Presidente del Consiglio Gentiloni invoca una Europa sociale, che venga percepita come strumento di soluzione dei problemi dei cittadini piuttosto che come causa.
Viene da chiedersi come sono state gestite le opportunità che intanto ci sono state, con le risorse comunitarie, per migliorare le strutture nel nostro territorio e quelle per il contrasto alla povertà quando questo è avvenuto se è avvenuto.
Intanto perché vive male la condizione di donna lavoratrice,in quanto il deficit di servizi grava sul suo ruolo all’interno della famiglia e la spinge sul crinale dell’esclusione sociale.
Alle donne in famiglie senza lavoro e senza sostegni è stata utile la solidarietà che fa bene a chi la dà e a chi la riceve. Alla città, la nostra, fa bene che i bambini delle donne che l’8 marzo non hanno nulla da festeggiare, si nutrano per continuare ad andare a scuola e non nei vicoli di un paese con zone diroccate, ricettacolo di spacciatori e quant’altro ha attirato la mobilitazione di forze dell’ordine con dispiegamento di elicotteri.
La carità ci rende migliori e i servizi ai bambini per un’istruzione, li rende liberi e uguali, specie nelle famiglie che non riescono a curare da soli la loro formazione.
La rinascita di questo comune ha bisogno superare la sorda burocrazia, che ha sprecato le occasioni e le risorse,nascosta nell’inadeguatezza della politica a stimolarla.
Alle giovani donne che guidano la città và una minosa simbolica che possano consegnarla alle donne dell’AVODIC di Favara come segno che non saranno piu’sole . Perchè la giornata dell’8 marzo diventi una tappa dell’ascolto della città che comincia dagli “invisibili”. A chi non ha avuto nulla da negoziare e trova nelle istituzioni locali il diritto di cittadinanza altrimenti precluso.
Un’ amministrazione comunale inclusiva che si fa interprete con sensibilità tutta femminile, del disagio di quelle madri, anch’esse donne, meno fortunate, di rappresentarle e recuperare strumenti normativi per la promozione dello sviluppo della loro personalità. Il vero sentiero del cambiamento annunciato e premiato, battuto un passo dopo l’altro, con l’attenzione agli aspetti trascurati dagli uomini, che costituisce il bello delle donne. Delle grandi donne, capaci di superare i personalismi e che sanno essere tali anche da giovani.
E’ questa la cifra della sfida.Buon 8 marzo.