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Il libro di G.M. Piscopo su Danilo Dolci, occasione per parlare delle condizioni dei cittadini emarginati come i bambini e i disabili

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Di Francesco Pintaldi
“Ci hanno nascosto Danilo Dolci”
è l’ultimo libro di Giuseppe Maurizio Piscopo, uno scrittore siciliano noto per il suo impegno sociale e soprattutto per la sua rilevanza nel mondo della scuola per essere stato un Maestro di grande prestigio nella scuola primaria siciliana. Questo libro esplora la figura di Danilo Dolci, sociologo, poeta, attivista e educatore italiano, che ha avuto un impatto significativo nella lotta per i diritti civili e sociali, soprattutto in Sicilia. Dolci è spesso ricordato per il suo impegno contro la mafia e per la promozione della giustizia sociale attraverso metodi non violenti. Per quanti conoscono il maestro Giuseppe Maurizio Piscopo e hanno letto di Danilo Dolci, profeta della non violenza e maestro di frontiera, non è difficile trovare un accostamento tra le due figure. Insieme, anche se in periodi differenti, si sono impegnati per la salute e la crescita dei bambini in una Sicilia che li ha dimenticatiPiscopo, attraverso questo lavoro, intende riportare alla luce la storia e l’eredità di Dolci, che è stata in parte dimenticata o trascurata nel dibattito pubblico contemporaneo. Il libro di Piscopo può essere visto come un tentativo di restituire a Dolci il giusto riconoscimento e di riflettere sull’importanza del suo lavoro in un contesto sociale e politico più ampio. L’opera è particolarmente rilevante per coloro che sono interessati alla storia del movimento per i diritti civili in Italia, alla sociologia, e alla lotta contro le ingiustizie sociali e la mafia. Nel suo lavoro Piscopo combina una rigorosa ricerca storica con una narrazione coinvolgente, cercando di rendere accessibili al grande pubblico temi e personaggi che altrimenti potrebbero rimanere confinati a un pubblico specialistico. Il suo stile è caratterizzato da un approccio critico e riflessivo, spesso accompagnato da una profonda empatia verso i soggetti che sceglie di trattare.

Il libro è un esempio di questo approccio, in cui Piscopo non solo racconta la vita e le opere di Danilo Dolci, ma cerca anche di far emergere le dinamiche sociali e politiche che hanno portato alla sua “cancellazione” dalla memoria collettiva. Questo interesse per le figure “nascoste” della storia dimostra l’impegno di Piscopo nel rivisitare e rivalutare il passato per comprenderne l’impatto sul presente.

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Il libro diventa un’occasione preziosa per riflettere non solo sulle condizioni delle nostre città, ma anche sulla profonda disuguaglianza che caratterizza la vita quotidiana di molti cittadini, in particolare i diversamente abili. Basta attraversare le città, in particolare le città siciliane, per rendersi conto che per i bambini non ci sono spazi adeguati per il gioco e per coltivare i loro sogni. Le città, infatti, non sono progettate a misura di bambino, né tantomeno a misura di chiunque abbia bisogni speciali. Questo problema è ancora più evidente per le persone con disabilità, che quotidianamente si scontrano con ostacoli che impediscono loro di vivere una vita dignitosa.

Le barriere architettoniche sono solo una parte del problema, la punta di un iceberg molto più grande e complesso. Spesso mancano strutture adeguate e servizi essenziali per garantire l’inclusione e la partecipazione attiva dei disabili alla vita sociale, molte scuole sono ospitate in palazzi adattati, negli uffici pubblici  spesso non si trova il necessario per garantire al comune cittadino igiene e sicurezza. I loro diritti, teoricamente garantiti dalla legge, vengono troppo spesso calpestati nella pratica quotidiana. Gli spazi a loro dedicati sono inesistenti o, quando presenti, trascurati e inadeguati. Le città, con le loro infrastrutture, mostrano una scarsa sensibilità verso le esigenze di chi vive con una disabilità: marciapiedi impraticabili, mezzi di trasporto pubblico inaccessibili, edifici pubblici privi di rampe o ascensori adeguati. Questi sono solo alcuni esempi di come la società continui a ignorare le persone con disabilità, relegandole ai margini e negando loro la possibilità di vivere pienamente.

A peggiorare ulteriormente questa situazione c’è la mancanza di politiche efficaci e di investimenti nel settore dell’assistenza e dell’integrazione. Senza un impegno concreto da parte delle istituzioni, le condizioni di vita delle persone con disabilità rimangono estremamente difficili, alimentando un circolo vizioso di esclusione e discriminazione.

Era proprio questa la lotta intrapresa da Danilo Dolci: una battaglia per una società più giusta e inclusiva, in cui ogni individuo potesse avere l’opportunità di realizzare il proprio potenziale, indipendentemente dalle sue capacità. Seguendo il suo insegnamento, è fondamentale sviluppare una maggiore consapevolezza e adottare misure concrete per garantire che tutti, senza eccezioni, possano vivere in un ambiente che rispetti la loro dignità e i loro diritti.

Solo attraverso un cambiamento radicale delle politiche urbane e un impegno collettivo nella rimozione delle barriere, sia fisiche che culturali, potremo costruire una società davvero inclusiva e giusta. Una società dove ogni individuo possa non solo esistere, ma vivere pienamente, libero da pregiudizi e limitazioni, e dove i sogni e le aspirazioni non siano soffocati da una società e da una città che, ancora oggi, sembra progettata per escludere anziché accogliere.