Se i numeri dell’astensionismo alle elezioni in città, a Favara, continueranno a crescere non è allarmismo segnalare che rischiamo l’emergenza democratica.
Nelle passate elezioni politiche un noto esponente di forza Italia regionale a chi gli chiedeva del timore per l’astensionismo obietto’ che la minore platea dei votanti rafforzava il controllo del voto.
Inoltre conta di piu’ il voto organizzato dei gruppi e riduce la selezione della classe dirigente sulla base delle qualità.
In questa tornata elettorale Europea il sistema invocato dall’incauto azzurro non ha portato fortuna al suo partito nemmeno il Sicilia a riprova che astensionismo è un male che colpisce tutti e và contrastato.
Chi ha trovato sollievo dai risultati elettorali in città è avvertito: la ruota gira.
Ma chi dovrebbe prestare piu’ attenzione a quel bacino sfiduciato rimane il PD partito che si candida immagino, a guidare le coalizioni per riconquistare la città prima o dopo e che rimane senza una struttura ovvero con una struttura depotenziata.
Il segretario non riesce a fare con il PD nemmeno quello che invece gli riesce bene fare con l’associazione francescana, un approfondimento di temi di indubbio interesse civile e politico. E senza una riflessione sullo stato dell’arte è difficile venirne fuori.
Fargliene una colpa come capo espriatorio è fin troppo semplice. Lui è il cireneo che si ostina ad aspettare un congresso vero confidando sugli organi del partito regionale e provinciale che hanno lasciato sola la città e anche lui pure in un appuntamento importante come quello del 26 Maggio.
L’ unica cosa che il PD, quel che rimane del gruppo dirigente puo’ fare è un atto di disubbidienza politica e attivare un percorso congressuale con iscritti sopravvissuti e elettori per la formazione di un organismo rappresentativo che riprenda l’iniziativa politica al rischio di una scomunica, ma dimostrando la vitalità di una proposta politica nel soporifero panorama cittadino.
I risultati dell’amministrazione comunale sono una grande opportunità per tentare il coinvolgimento dei cittadini in un lungo cammino fatto di proposte e di alleanze che si possono costruire se solo si riuscisse a uscire dai social e si riprendesse a parlare con gli elettori.
Allo sconfortante panorama sociale che non trova risposta nel Governo Regionale presto potrebbe aggiungersi la famigerata autonomia differenziata le cui ricadute non sono del tutto note: dalla scuola alla sanità e certamente sollecitano classi dirigenti all’altezza della sfida pena una deriva da Repubblica sudamericana.
Il taglio degli aiuti all’editoria che puo’ soffocare le cooperative territoriali e infigge un mortale colpo all’Avvenire e al Manifesto, sopprime il servizio pubblico reso da RADIO Radicale con le trasmissioni dirette dei lavori del Parlamento Nazionale fa il paio con l’astensionismo elettorale.
L’asfissia che si inocula al pluralismo culturale non puo’ essere sostituito con il preteso protagonismo dei social e dalla incontrollata democrazia elettronica del web.
Non è piu’il tempo del politicamente corretto e nessuno puo’ tirarsi fuori.